Batteria

Italiano24

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25 Agosto 2012
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La batteria è uno strumento musicale composto da tamburi, piatti e altri strumenti a percussione disposti in modo tale che possano essere suonati da un solo musicista.
I tamburi che compongono una batteria completa sono: la grancassa, il rullante, uno o più tom tom (detti più semplicemente "tom"), infine uno o più timpani. I piatti che possono essere annessi ad una batteria sono: ride, hi-hat detto anche charleston, crash, splash, china. Esiste una vasta gamma di modelli di piatti ognuno disponibile in vari diametri, spessori, profili e forme per poter personalizzare il suono del musicista e della musica che si vuole comporre. Per personalizzare la propria batteria, il musicista può aggiungere uno o più piatti splash, crash, o un numero maggiore di tom o di più casse.

Storia della batteria

Le origini dello strumento risalgono alla seconda metà del XIX secolo, negli Stati Uniti, sebbene i tamburi singoli abbiano radici ben più antiche. La genesi avviene con la fusione di vari componenti percussivi durante le esibizioni bandistiche fino a formare una batteria di tamburi molto simile alle odierne. Fin dal jazz del 1920 la batteria è stato uno strumento fondamentale della musica popolare, coniugato o sostituito in seguito dalla drum machine, soprattutto nella musica elettronica. L'attuale batteria nasce da problemi di spazio; infatti in principio, lungo le strade di New Orleans (Louisiana), c'erano enormi bande che suonavano per strada, in corteo, ed ogni elemento dell'attuale batteria era suonato da una singola persona, come nelle fanfare militari odierne. In seguito le esibizioni si spostarono dalle strade ai locali, ed era impossibile ospitare sul palco cinque/sei musicisti che si dedicassero alle percussioni; quindi si fuse la grancassa con il rullante militare. A questa batteria primordiale vennero in seguito aggiunti i piatti, allo scopo di creare un suono acuto che si contrapponesse al suono grave dei tamburi. In seguito ogni etnia presente in America diede il suo contributo, come i cinesi, che importarono i tom, tamburi di diametro piccolo (compreso tra 8 e 14 pollici, ossia tra 20 e 36 cm) ed i turchi, che perfezionarono la produzione dei piatti adoperando il loro modo di fondere e martellare il rame e l'ottone. In principio la grancassa era suonata con il piede, come suggerisce anche il vecchio nome inglese kick drum (tamburo a calcio), sebbene oggi sia sempre suonata con l'apposito pedale per cassa.

Le bacchette

I batteristi solitamente suonano con le bacchette, ma possono usare anche strumenti diversi come le spazzole, le mani, i rod (bacchette composte da fasci di legno) e i mallet (battenti). Le tipologie di bacchette in commercio sono varie, spesso alcuni modelli esistono solo per alcune case costruttrici. Sono realizzate principalmente in legno di noce, ma ne esistono modelli in carbonio ed in plastica. La punta delle bacchette può essere di varia forma: ovoidale (la più comune), sferica, cilindrica, conica; il materiale con cui è realizzata la punta può essere legno o plastica. Importante anche il bilanciamento delle bacchette che può essere in testa, al centro o in coda. Il modello delle bacchette è descritto da una sigla, composta da un numero e da una lettera. La lunghezza è standard, circa 40 centimetri, dipende anche dalla casa costruttrice la quale può realizzarne dei modelli leggermente (1 cm circa) più lunghe o più corte.

Le pelli

La "pelle" è la membrana del tamburo che viene fatta vibrare percuotendola e che in tal modo produce il suono. Il materiale più usato per la costruzione delle pelli è un materiale sintetico progettato ad hoc (mylar), e prodotto in uno o più strati. In alcuni casi il materiale è un singolo strato di pelle naturale, teso da un anello di metallo per consentirne il montaggio sul fusto del tamburo e permetterne l'accordatura. La scelta dei materiali delle pelli dipende dal tipo di tamburo da suonare e dal tipo di suono che si vuole ottenere. Per quanto riguarda le pelli per batteria si usano per lo più le suddette pelli sintetiche, eccezion fatta per alcuni modelli di tamburo che hanno avuto minore diffusione (es. Remo "mondo").

- Pelli battenti: pelle su cui si esegue fisicamente il colpo, in genere più resistente e composta da più di uno strato di materiale. Viene sistemata nella parte anteriore (o nella parte su cui si intende eseguire il colpo) del tamburo ed in seguito accordata a seconda delle esigenze dello strumento e del batterista.

- Pelli risonanti: pelle che viene alloggiata nella parte posteriore del tamburo e viene usata con l'unico scopo di far risuonare il tamburo stesso mediante il colpo dato sulla pelle battente. La pelle risonante non è fatta per essere suonata ed è fisicamente diversa dalla pelle battente. È costituita da un singolo strato di materiale. Di solito molti batteristi usano pelli battenti di sottile spessore al posto delle pelli risonanti. Spesso nella grancassa si usa praticare un piccolo foro (circa 5-6 pollici di diametro) nella pelle risonante per facilitare la ripresa microfonica e smorzare un po' gli armonici. Tale foro di solito non è al centro della pelle perché comunque non è bene togliere tutti gli armonici al suono della grancassa.
Negli anni '70 alcuni batteristi usavano batterie senza pelli risonanti ed esistevano dei modelli di batterie che non ne prevedevano affatto l'alloggiamento. Ciò è dovuto al fatto che la risposta impulsiva del tamburo è più limpida senza pelle risonante, ma si perde tutta la risonanza del fusto e la bellezza del suono del legno, minando anche l'espressività dell'artista. Tali batterie venivano usate prevalentemente in concerti dal vivo a causa della scarsa qualità media dei microfoni per la ripresa live. Oggi con l'avanzare della tecnologia e quindi della qualità dei microfoni non si usano più queste batterie o tecniche di ripresa microfonica, in quanto le procedure di amplificazione degli strumenti si sono standardizzate, e non ci sono più grossi problemi di amplificazione dello strumento acustico.
A seconda del tipo di pelle usata viene messo in evidenza un aspetto timbrico del suono del tamburo piuttosto che un altro:

- Pelli lisce (a uno o due strati): usate come pelli battenti o risonanti non enfatizzano nessun aspetto timbrico in particolare; più lo spessore diminuisce più si mettono in evidenza gli armonici del tamburo e la cosiddetta "punta", ovvero l'attacco della nota stessa. Al contrario, più lo spessore aumenta più si mette in evidenza il suono impulsivo, la nota fondamentale del tamburo.

- Pelli sabbiate: usate come pelli battenti, le pelli sabbiate sono le pelli più usate in assoluto per il rullante, ma possono essere usate anche per i tom e per la cassa. Hanno un suono più cupo delle pelli lisce poiché la sabbiatura della pelle attenua le vibrazioni, sono molto usate poiché consentono un rimbalzo ottimale della bacchetta e sono le uniche pelli che favoriscono l'utilizzo delle spazzole (brushes).

- Pelli idrauliche: sono pelli battenti che hanno come caratteristica principale quella di essere composte di due strati di materiale separato da un sottile strato di olio particolare. La risposta sonora è completamente incentrata sulla nota principale smorzando gli armonici del tamburo. Sono molto usate nella musica rock sui tom e in generale le più usate per la grancassa. Alcune di queste pelli presentano un anello antivibrazione integrato al bordo che smorza ulteriormente gli armonici. Ne esistono dei modelli a tre e quattro strati.

- Pelli naturali: erano la scelta primaria per i batteristi jazz della prima metà del secolo scorso; ora le pelli naturali sono state comprensibilmente surclassate da quelle sintetiche. Le pelli Earthtone seguono ancora le dottrine d'una volta; esiste comunque un modello della Remo, la Fyberskin, che emula una pelle naturale con materiali sintetici.

- Pelli a rinforzo centrale: questo tipo di pelli sono progettate appositamente per i batteristi che suonano a volume molto elevato; il rinforzo centrale permette una più lenta usura della pelle ma le conseguenze sul suono sono drastiche.

- Pelli "mesh": sono pelli la cui superficie è realizzata da una struttura traforata "a griglia". Queste pelli non fanno emettere suoni al tamburo e sono usate per studiare la batteria in appartamento, se non si dispone di un box insonorizzato.

Accordatura della batteria

Anche la batteria è uno strumento che necessita di essere accordato. L'accordatura è un procedimento che serve per portare il tamburo, attraverso la tensione delle due pelli battente e risonante, ad avere un suono il più risonante possibile o di più elevato volume possibile. All'interno di questa definizione generale ogni batterista può trovare il proprio suono tendendo più o meno le pelli fino a raggiungere un suono che incontri il proprio gusto personale. Esistono vari metodi per accordare i tamburi: quello qui mostrato è quello più comune e più funzionale, suggerito anche da molte case produttrici di pelli. È necessario eseguire queste operazioni senza tenere i tamburi "in braccio", ma tenendoli diritti per terra, cioè con un cerchio tendipelle appoggiato per terra e l'altro che guarda voi: questo è l'unico modo per far suonare solo la pelle che state accordando. È anche necessario accordare con le apposite chiavette per viti a testa quadra appositamente studiate per la batteria, è meglio non utilizzare pinze o altri utensili perché si potrebbe danneggiare lo strumento

Accordatura del tom e timpano

Dopo aver svitato le viti che reggono i cerchi tendipelle del tom, posizionare la nuova pelle e reinserire il cerchio nella sua posizione originale. Avvitare tutte le viti in modo tale che tocchino appena il cerchio, per il momento, senza ancora stringerle. Ora inserire la chiavetta su una vite e dare un giro completo, poi uno alla vite diametralmente opposta. Dare ora un giro alla coppia di viti diametralmente opposta alla coppia appena avvitata. Ripetere il procedimento per tutte le coppie di viti del tamburo avendo cura di tirare coppie di viti le più "distanti" possibile fra di loro, fino ad avvitarle tutte. Continuare a tendere la pelle (con passi di un giro, 1/2 giro o ¼ di giro a seconda della tensione a cui si arriva) seguendo lo stesso ordine usato per il primo giro, fino ad arrivare ad una tensione media.
Durante questo procedimento si devono controllare contemporaneamente due cose:
la nota di risonanza del tamburo;
se la pelle è tesa in maniera uniforme.
Per la prima bisogna tamburellare il centro esatto della pelle con una bacchetta o con un dito per verificare il volume del tamburo; per la seconda, si deve tamburellare con una bacchetta o con un dito a circa 2 - 3 centimetri dalla vite del cerchio col procedimento detto precedentemente delle viti opposte: controllare prima la pelle in corrispondenza di una vite e immediatamente quella diametralmente opposta. L'accordatura sarà raggiunta non appena la risonanza sarà elevata (cioè se la nota emessa è lunga - punto 1), e la pelle in corrispondenza di tutte le viti emette lo stesso suono - punto 2. Ovviamente si dovrà verificare l'accordatura definitiva del tamburo una volta che le viti saranno tutte sufficientemente strette, quindi con dei piccoli ritocchi si otterrà una buona accordatura della pelle; se vedete che durante il procedimento la pelle fa delle grinze vuol dire che da quel lato le viti non sono sufficientemente strette e bisogna bilanciare l'accordatura stringendo le viti tutte quante con la stessa tensione. Cosa importante da notare è che la pelle può essere tesa in maniera uniforme anche a tensioni elevatissime o basse, che non fanno risuonare bene il tamburo, è quindi importante che i passi 1) e 2) siano eseguiti insieme. Quando il volume arriva al massimo della risonanza - se si continua a tendere in maniera eccessiva la pelle il volume inizierà a diminuire - si arriva alla nota di risonanza del tamburo: la pelle è ora accordata. A questo punto, capovolgere il tamburo e ripetere lo stesso con l'altra pelle. Ci sono tre diversi modi di accordare la pelle risonante rispetto a quella battente:
Pelle risonante accordata in maniera più acuta: il volume del suono generato dal tamburo scenderà velocemente appena percosso.
Pelle risonante accordata alla stessa maniera della battente: il tamburo emetterà un suono carico di armonici e abbastanza prolungato.
Pelle risonante accordata in maniera più grave: il volume del suono sarà ampio e grave, inoltre sarà povero di armonici e piuttosto secco.
Nota 1: se le pelli che si usano sono diverse (ex: battente sabbiata, risonante trasparente) i giri di vite da fare saranno differenti per numero sui due lati.
Nota 2: non appena trovata l'accordatura giusta con una pelle nuova dopo poche ore la pelle si allenterà e si dovrà tenderla un altro po'. Molti batteristi consigliano quindi di tendere la pelle appena montata, sempre con il criterio sopra descritto, molto oltre la nota di risonanza (ci sarà qualche rumorino di assestamento), per poi trovare il suono giusto allentando la pelle invece che tirandola. In quest'ultimo modo si evitano cedimenti dell' accordatura.
Nota 3: si consiglia di iniziare ad accordare prima i tom più piccoli, essendo i più facili da accordare poiché la nota di risonanza è più facilmente udibile che in un tamburo dal suono più grave. Inoltre accordando con facilità un tamburo, si familiarizza in breve tempo col timbro sonoro tipico del legno con cui è stata costruita la batteria ed anche con il timbro sonoro tipico di ogni casa costruttrice di tamburi.

Accordatura della grancassa

Il modello da seguire è quello del tom e timpano. La grancassa a causa della sua grandezza è un tamburo che suona a basse frequenze (30–40 Hz fino a circa 200 Hz); per questo tamburo è cruciale la risposta impulsiva, che nel caso generale (ex.: musica "pop") deve essere praticamente priva di armoniche udibili. Perciò si usano tecniche di sordinatura della grancassa che favoriscono lo smorzamento di tali armoniche: è dunque desiderabile l'uso di pelli battenti a doppio o triplo strato e con anello-sordina integrato per una cassa che dovrà suonare musica pop-rock-funky, mentre per il jazz è consigliata la pelle battente sabbiata, che smorza leggermente le armoniche del tamburo a causa della sabbiatura, ma non le elimina del tutto, così da isolare la nota emessa dalla grancassa ma senza "slabbrare" il suono; nel caso della cassa per il jazz si consiglia se necessario una sordina esterna regolabile. Anche per quanto riguarda la grancassa si consiglia di sovratensionare per poi rilasciare la pelle. Da evitare inoltre che la pelle per grancassa faccia delle grinze a causa della sua bassa tensione: durante l'accordatura questo fenomeno può fare la differenza fra un bello ed un pessimo suono. È sconsigliata la sordinatura interna (ex: cuscini, coperte) anche se per alcuni generi (hard rock, heavy metal) può risultare utile.
Per ciò che concerne la pelle risonante bisogna fare una distinzione: con foro e senza foro: più il foro è piccolo più l'accordatura è simile a quella per tom/timpano. Più il foro si ingrandisce e minore è l'influenza della pelle risonante sul suono della grancassa.

- Con foro: accordare seguendo le linee descritte nel caso del tom e timpano, avendo molta cura di non tendere troppo i tiranti vicino al foro poiché la pelle potrebbe strapparsi in alcuni casi. Fortunatamente la tensione della pelle per grancassa è piuttosto bassa volendo per l'appunto ottenere un suono grave, quindi è difficile che la pelle della cassa si strappi accordandola. La nota di risonanza, emessa "tamburellando" col dito o con una bacchetta, della pelle risonante con foro mentre si accorda, sarà di più difficile ascolto che nel caso del tom/timpano.

- Senza foro: per la pelle senza foro seguire la procedura descritta per il tom/timpano avendo cura di non tendere troppo la pelle risonante: si eviterà in questo modo l'emissione di fastidiose armoniche.
In generale il suono della grancassa deve essere un suono grave, leggermente risonante, non "cartonato" né troppo risonante: il suono che deve risultare è quello del tamburo, non della pelle. Per dare un'idea del suono senza sordina, dovrebbe essere più simile a "bum" che a "tu".

- Nota1: la grancassa è un tamburo tanto grande quanto sensibile all'ambiente in cui si suona: talvolta se si suona in un posto ampio e con acustica non controllata si avverte la necessità di ritoccare l'accordatura (tendendo leggermente le pelli). Al contrario se si suona in un posto piccolo e con acustica non controllata si avverte l'esigenza opposta, cioè quella di rilasciare leggermente le pelli. Ovviamente se si suona in un ambiente trattato acusticamente questa esigenza non si avverte poiché le armoniche emesse dallo strumento vengono ben assorbite dall'ambiente

Accordatura del rullante

Il rullante è il tamburo più difficile da accordare, poiché ogni rullante ha una sua personalità, ma anche ogni batterista. Per conciliare le due si può dire che il rullante non ha un'accordatura "definitiva", ma dipende dall'ambiente in cui si suona, dal genere, dal groove che si vuole dare al pezzo da suonare, e anche dall'umore del batterista.
In generale l'accordatura del rullante segue i passi di quella per il tom/timpano, ma con i seguenti accorgimenti:

1 I giri di vite per accordare il rullante non sono più da riferire solo a 1/2 giro o ¼ di giro, ma anche a piccole 2 frazioni di essi.
3 per un suono più ricco di armonici bisogna tendere leggermente di più la pelle risonante (ex: musica funky/jazz)
4 per un suono più profondo tendere di meno quest'ultima (ex: musica rock).
5 per un rullante più sensibile tendere leggermente la pelle battente: in questo modo la cordiera suonerà prima (ex: musica jazz).
6 per un rullante meno sensibile rilasciare leggermente la pelle battente: in questo modo la cordiera suonerà con un leggero ritardo e con colpi più forti (ex pop anni '80/rock)

Un modo utile per vedere se la pelle del rullante che state suonando o accordando è tesa in maniera uniforme e quella di tamburellare con una bacchetta vicino ai tiranti del rullante, il tamburellamento deve essere eseguito dando leggeri colpi sulla pelle alla stessa distanza dal tirante e dal centro del rullante, per tutti i tiranti: se il suono vicino a tutti i tiranti è simile allora la pelle è ben tesa e non ci saranno problemi nel continuare con l'accordatura. Il rullante però ha anche un'accordatura favorita, cioè una tensione per cui è progettato e per cui suonerà meglio: i batteristi in genere possiedono molti rullanti, di legno, di metallo, di varie dimensioni, non un solo rullante da accordare diversamente in base alle varie situazioni. Un rullante va "studiato"; la prima volta che si accorda un rullante, per avvicinarsi alla sua accordatura ideale possono volerci anche molte ore e bisogna provarlo in più ambienti. È necessaria molta attenzione nella scelta del rullante.
È infine importante inoltre non farsi ingannare dal suono di altri batteristi sullo stesso modello di rullante, per i seguenti motivi:

1 il suono di famosi professionisti che fanno pubblicità ad un certo tamburo può essere migliore perché il tamburo stesso che essi usano, realizzato secondo le loro esigenze, è qualitativamente migliore del suo equivalente commerciale in vendita nei negozi;
altri batteristi possono accordare il rullante (in generale vale anche per la batteria) in modo diverso dal proprio;

2 i batteristi che suonano lo stesso nostro rullante possono avere un modo di suonarlo diverso dal proprio (in generale vale anche per la batteria);

3 i batteristi che suonano lo stesso nostro rullante possono avere un modo di suonarlo diverso dal proprio (in generale vale anche per la batteria);

4 i moderni sistemi di amplificazione usati per i tamburi possono cambiare il suono del tamburo fino a renderlo completamente diverso dal suono originale. Si consiglia di ascoltare il suono del tamburo quando non è amplificato (in generale vale anche per la batteria).
Nota1 - Il rullante e la pelle risonante: Una pratica molto usata per il rullante è la seguente: per far suonare bene la cordiera ed estrarre più armoniche dal rullante, spesso si usa avere nel rullante una pelle risonante molto tesa. Infatti è molto difficile accordare la pelle risonante mediante l'accordatura classica, poiché è un pelle molto sottile che non fa risuonare il tamburo tamburellando col dito o con la bacchetta il centro della pelle. Spesso si usa tendere la pelle risonante fino a quando il livello di armoniche incontri il gusto del batterista. Per vedere il livello di risonanza emesso dal rullante durante l'accordatura della pelle risonante può essere utile fare su essa dei leggeri "rim-shot" con il dito indice, tenendo il rullante appoggiato per terra dal lato della pelle battente. A questo si aggiunge la difficoltà che nei rullanti di legno esiste un appiattimento del bordo del fusto nella zona della cordiera, proprio per facilitare l'alloggiamento della cordiera. Se si vuole tendere bene la pelle risonante in maniera uniforme, si verifica talvolta che nei rullanti di legno il cerchio della pelle risonante si incurvi leggermente: questo spesso è un segnale di una buona accordatura della pelle risonante sul rullante di legno.

Ritocchi nell'accordatura dei tom e suono generale

La cosa più importante per la batteria è che tutti i tamburi abbiano suoni diversi fra loro. Troppo spesso si ascoltano batterie, soprattutto nel genere rock/metal, che hanno tom che suonano tutti quasi con la stessa nota. La cosa più importante è scegliere le misure dei tamburi: le misure standard per una batteria sono (in pollici - diametro x profondità):

1 grancassa: 22" x 16" oppure 22" x 18"
2 rullante: 14" x 5", 14" x 5-1/2", 14" x 6-1/2"
3 tom 1: 10" x 8" oppure 11" x 9"
4 tom 2: 12" x 10" oppure 13" x 11"
5 tom sospeso: 14" x 12" , se c'è il timpano sarà 14" x 14" oppure 16" x 16"

Come si può notare la misure del diametro dei tom aumentano di 2 pollici (nel caso standard) per tom sia in diametro che in profondità: questo implica che le note a cui tali tamburi dovranno essere accordati devono differire dello stesso intervallo tonico fra un tom e l'altro. La regola generale è che per ogni pollice di diametro che aumenta, la nota emessa dovrà differire di un tono in basso, e viceversa. Si da per scontato che la profondità dei tom vari in maniera equivalente, altrimenti la regola perde un po' della sua validità poiché il suono varia anche con la profondità del tamburo.

6 Esempio: Si prenda il tom 1 come riferimento e si supponga di averlo accordato con un suono buono. Si supponga che la nota emessa sia un MI (o vicina ad un MI). Allora il tom 2 che differisce di 2 pollici di diametro dal tom 1 andrà accordato con il DO basso nella stessa ottava del MI del tom 1, cioè una terza più in basso. È necessario accordare prima tutti i tamburi e dopo verificare gli intervalli tonici di accordatura, correggendo l'accordatura appena eseguita. Infatti solo nelle batterie professionali si può riscontrare una buona corrispondenza dell'accordatura del singolo tom con la giusta nota a cui andrebbe accordato, nella maggior parte dei casi si deve "aggiustare" il suono generale dei tom in modo da far corrispondere più o meno il suono con questo modello. Se dopo aver accordato tutti i tom e aver seguito questo modello si riscontra per esempio che il timpano non suona perché la pelle è troppo poco tesa, allora si deve tendere di più il timpano fino a trovare un suono buono e di conseguenza tutti gli altri tamburi, risalendo al contrario fino a quando il set suoni bene globalmente. Sulle batterie professionali non sono necessari molti aggiustamenti, su quelle da studio si riscontrano in genere degli aggiustamenti più profondi per far suonar bene il singolo tamburo.
Esistono marche prestigiose di batterie in cui si può trovare stampato all'interno di ogni fusto la nota a cui va accordato, cioè la nota in cui la risonanza è massima.
Nota 1 :Il tamburo per suonare ha bisogno di "aria" sottostante. È necessario tenere tanto più alti da terra i tamburi quanto più essi sono di grosso diametro: un timpano da 14" non suonerà mai bene se tenuto a 5 cm da terra. Per far suonare bene un tamburo bisogna fare in modo che la sua altezza da terra sia almeno la metà della profondità del fusto, sebbene l'ideale sia un'altezza da terra pari alla profondità del fusto (I giapponesi per far udire fino a grandi distanze i loro grossi tamburi rituali, li dispongono in orizzontale su dei supporti). L'importante è che la colonna d'aria sotto il tamburo non abbia strutture frapposte (ad esempio una grancassa pochi centimetri sotto un tom).
Nota 2 - accordatura per quarte: L'accordatura globale della batteria può essere eseguita anche a intervalli di quarte, cioè per esempio se un tom da 12" x 10" suona bene con un FA, quello da 14" x 12" può essere accordato con un DO basso nella stessa ottava del FA, cioè una quarta più in basso, e così via. Questo tipo di intervallo tonico più "largo" tra un tom e l'altro viene usato spesso per batterie con pochi tamburi, oppure quando ci si accorge che un tamburo non tiene bene una nota con una accordatura per terze. In alcuni casi infatti il tamburo può distorcere il proprio suono (effetto "pentola" - se la nota a cui è stato portato è troppo alta), o può non suonare affatto (effetto "cartonato" - se la nota a cui è stato portato è troppo bassa).
Nota 3: Molti batteristi consigliano di 'non' far rientrare anche la grancassa e il rullante in accordo con i tom. In genere la coppia grancassa-rullante è "indipendente" in termini sonori, dal resto del set, si dovrebbero accordare singolarmente. Questo poiché la grancassa e il rullante, soprattutto a causa della loro profondità, non possono essere accordati con i tom, si causerebbe una forzatura della accordatura verso l'alto o verso il basso, causando un cattivo suono di questi tamburi. Invece nel caso della grancassa per il jazz si può accordare la grancassa con questo modello: se si dispone di una batteria con grancassa da 18"x16" si può accordare ad esempio un'ottava al di sotto del timpano da 14" , accordando per quarte - vedi nota 2 - (con un occhio anche alla profondità della cassa), oppure con una "sesta", accordando per terze, se si preferisce un'accordatura più stretta. Con una grancassa da 22" ciò non è consigliato, è meglio accordarla in maniera isolata dal resto della batteria, poiché per la grancassa di grande diametro spesso non si usa ottenere delle risonanze, ma solo un leggero "corpo" della risposta all'impulso, cioè smorzando molto la rsposta armonica.


Sempre in aggiornamento.

Fonte: Wikipedia​
 
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