Molti di voi diranno:"Beh! E' da sempre che certe specie animali scompaiono! E' normale! Il mondo è sempre andato avanti comunque."
Ma la situazione non sta esattamene in questi termini. Un conto è l'estinzione di una specie per motivi "naturali" (basti pensare ai dinosauri), un altro paio di maniche è lo stravolgimento del territorio (mari compresi) e del clima dovuto all'azione dell'uomo. E, soprattutto, il mondo non può andare avanti!
Ricordate la catena alimentare e gli strettissimi legami che esistono tra i vari livelli?
La base di tutto (come in tutte le cose) sta nell'equilibrio: ad esempio, le cavallette ... sono infestanti, deleterie per le coltivazioni, ma solo nel caso in cui siano in soprannumero... E lo diventano solo quando non esistono più gli animali che di cavallette si nutrono, oppure questi sono diventati troppo poco numerosi.
La Natura è equilibrio e l'uomo non fa altro che metterlo in serissimo pericolo
Iniziamo :
AQUILA REALE
In zoologia:
Tipo: Cordati
Sottotipo: Vertebrati
Superclasse: Tetrapodi
Classe: Uccelli
Ordine: Falconiformi
Famiglia: Accipitridi
Genere: Aquila
Specie: Aquila chrysaetos (Aquila reale)
COM'E' FATTA
Le grandi dimensioni, la particolarità delle sue ali sfrangiate all'estremità la rendono assolutamente inconfondibile all'avvistamento, avvistamento che succede moldo di rado.
Maestosa, con un'apertura alare che può superare i due metri, l'Aquila reale raggiunge una lunghezza di 74 - 87 cm., mentre la sola coda può arrivare ai 26 - 33 cm. Il peso si aggira intorno ai 6 - 7 chilogrammi. Particolarità per quanto riguarda le dimensioni il fatto che la femmina (come spesso accade nei rapaci) sia più grande del maschio (all'incirca del 20%). La sua vista è acutissima: 6 volte quella dell'uomo, con un raggio visivo di 300 gradi.Il becco è forte e ricurvo, le zampe possenti, ricoperte di piume, con artigli lunghi ed affilati soprattutto per quanto riguarda il quarto dito, opposto agli altri, con l'unghia del quale trafigge la preda. Le penne dorate sul capo, che risaltano sul piumaggio marron scuro, le hanno procurato l'appellativo di reale e di chrysaetos che in greco significa dorata, appunto.
Gli individui giovani sono facilmente individuabili dalle macchie bianche presenti sul piumaggio sia sotto le ali che all'attaccatura della coda.
DI COSA SI NUTRE
Si nutre, a seconda del territorio nel quale stanzia, di mammiferi di taglia piccola e media (conigli, piccoli daini, scoiattoli, marmotte) oppure di uccelli (galli cedroni, pernici, fagiani) o rettili. Nel caso che la preda sia un mammifero, maschio e femmina (che sovente cacciano assieme) si dividono i compiti: l'uno plana radente al suolo per impaurire la preda, mentre l'altro si lancia in picchiata dall'alto. Gli uccelli, invece, vengono spesso cacciati in volo.
RIPRODUZIONE
Fedeli per la vita, il maschio e la femmina di Aquila reale, una volta formata la coppia e scelto il territorio, rimangono stanziali per molti anni costruendo nei dintorni, sulle pareti a picco dei dirupi o fra i rami degli alberi più alti, anche una decina di nidi scegliendo, di anno in anno, quello che sembra il più adatto. Sempre, però, i nidi sono costruiti più in basso rispetto all'altitudine di caccia, per evitare faticose risalite con la preda tra gli artigli.
Il controllo del territorio (si presume che possa arrivare anche ai 50 km quadrati) non costituisce un problema ed anche questo compito viene diviso equamente tra maschio e femmina ed, il più delle volte, si limita ad un volo lungo il confine del territorio stesso per segnalare alle altre aquile quali siano gli effettivi confini.
Affascinante, invece, il volo del rituale di accoppiamento che avviene in marzo: la cosìddetta danza del cielo, che prosegue per vari giorni, vede entrambi impegnati entrambi gli individui in spettacolari evoluzioni che spesso la femmina compie in volo rovesciato mentre il maschio sembra piombarle sopra, o con scambi di preda in volo o giri della morte.
La danza viene alternata ai lavori di restauro dei nidi e solo alla fine verrà scelto quello definitivo. Questi raggiungono spesso i due metri di diametro e, anche a causa delle annuali ristrutturazioni, possono avere uno spessore di un metro.
All'accoppiamento, che avviene sempre a terra, segue la deposizione delle uova (gennaio nelle zone più calde e maggio in quelle più fredde) solitamente due a distanza di 2 - 5 giorni l'una dall'altra. In questo periodo il maschio è poco presente, per ricomparire immediatamente alla schiusa (dopo 43 - 45 giorni di cova) per portare cibo sia alla madre che ai due piccoli dei quali, solitamente, solo uno sopravvive.
Dopo due mesi i pulcini diventani aquilotti ed iniziano ad esercitarsi nel volo sul bordo del nido. Spiccano il primo volo a 75 giorni e dopo 160 - 170 dalla nascita diventano indipendenti: in questo periodo vengono portati dai genitori fuori dai confini del territorio natale e diventano nomadi fino a quanto, verso i 3 - 6 anni, ormai in grado di procreare, costituiranno un nuovo nucleo famigliare.
DOVE VIVE (ancora)
Ormai l'Aquila reale stanzia nelle regioni montagnose ed impervie, ben lontano dall'uomo che da sempre le è nemico, sempre sotto, però, il livello delle nevi perenni, ed è completamente assente dalle pianure.
Un tempo era comune nelle zone più temperate dell'Europa, nel nord dell'Asia, America Africa ed in tutto il Giappone; oggi è completamente scomparta da Islanda e Irlanda (dove nel 2001, per tentare il ripopolamento, sono stati liberati 35 esemplari) ed in tutta Europa il numero totale di esemplari non supera le 3.000 unità.
Protetta su tutto il territorio nazionale, non è però ancora scampata al pericolo di estinzione. Troppo ristretto il territorio nel quale può vivere tranquillamente, ancora fortemente presente il bracconaggio, la sua sopravvivenza è messa in pericolo anche dagli elementi chimici che, dalle piantagioni e dall'acqua, si trasferiscono nell'animale uccidendolo o rendendo così fragile il guscio da farlo rompere prima del tempo.
BALENA
In zoologia:
Tipo: Cordati
Sottotipo: Vertebrati
Classe: Mammiferi
Ordine: Cetacei
Sottordine: Misticeti
BALAENIDAE (Balena Franca Australe, Franca Boreale, della Groenlandia, Caperea Marginata),
BALENOTTERE (Balenottera minore, Balenottera Boreale, Balenottera di Bryde, Balenottera Azzurra, Balenottera Comune e Megattera),
ESCHRICHTIIDAE (Balena Grigia).
Attenzione! Avete notato quel "Sottordine: Misticeti"? Ecco ... spesso ci si riferisce ai capodogli come se fossero balene. Beh.. così non è. La differenza sta nell'apparato boccale. I capodogli (come i delfini e orche) hanno i denti e, quindi, appartengono al sottordine degli Odontoceti. La balena non ha denti ma "fanoni" [clicca per vedere l'immagine], una sorta di lamine cheratiniche che possono arrivare, nella Balena Azzurra, anche al metro di lunghezza e che servono a filtrare l'acqua marina ed a trattenere il cibo.
Avrete notato anche che alla voce "famiglia" sono riportate ben tre famiglie di "balene": il pericolo di estinzione, purtroppo, le riguarda tutte.
LE FAMIGLIE
Seguite i link per andare alle pagine dedicate.
BALAENIDAE (Balena Franca Australe, Franca Boreale, della Groenlandia, Caperea Marginata),
BALENOTTERE (Balenottera minore, Balenottera Boreale, Balenottera di Bryde, Balenottera Azzurra, Balenottera Comune e Megattera),
ESCHRICHTIIDAE (Balena Grigia).
DI COSA SI NUTRONO
Si nutrono di piccoli pesci, crostacei, ma soprattutto di krill [clicca per vedere l'immagine], vengono chiamati così i banchi di Euphausia superba, una specie di piccoli gamberetti. Una balena arriva a mangiarne anche 2 tonnellate al giorno
VITA MEDIA e RIPRODUZIONE
La longevità delle Balena è un dato estremamente difficile anche da stimare. Varia secondo la specie e di alcune è sconosciuto del tutto. Si presume che la Balena della Groenlandia (Balaena mysticetus) possa vivere anche 180 anni, ma è un record assoluto, visto che i dati certi in nostro possessono parlano di una vita media di 50 - 80 anni.
L'età feconda inizia intorno ai 7 - 9 anni e la gestazione dura dai 12 ai 16 mesi. La balena dà alla luce un solo piccolo che rimarrà con la madre per i successivi 3 anni. In pratica le balene si riproducono ogni 4 o 5 anni
DOVE VIVONO (ancora)
Un tempo le balene erano presenti in tutti i mari, ora gli scienziati propendono per un numero totale di circa 10.000 esemplari presenti soprattutto nei Santuari: vaste zone d'oceano dove la caccia è proibita e questi cetacei hanno la possibilità di riprodursi.
Grazie all'azione decennale delle organizzazioni che si battono per la conservazione del pianeta, sono state dichiarate Santuario Marino zone in:
Oceano Indiano [clicca per vedere l'immagine].
Europa - nel Mar Mediterraneo [clicca per vedere l'immagine], in Irlanda ed in Germania nel Mare di Wadden.
Area del Sud Pacifico [clicca per vedere l'immagine]: la più estesa finora con oltre 8,6 milioni di kmq di mare.
Isole Channel in California [clicca per vedere l'immagine].
Santuario Nazionale - Florida[clicca per vedere l'immagine].
Ma il numero dei Santuari è ancora troppo basso per scongiurare il pericolo di estinzione.
PERCHE' SONO IN PERICOLO
Stravolgimenti climatici
L'assottigliarsi della fascia d'ozono ed il conseguente aumento di penetrazione dei raggi UV alterano la produzione e la concentrazione di krill, principale nutrimento per le balene.
L'inquinamento chimico
Le sostanze tossiche presenti nei mari aumentano continuamente e le balene (come gli altri abitanti marini) se ne intossicano
L'inquinamento acustico
Non dimentichiamoci che le balene comunicano attraverso gli ultrasuoni quindi possono benissimo udire tutti quei rumori che viaggiano su una banda per noi inudibile e, oltre a non sentirsi fra di loro, questo tipo di inquinamento provoca forti scompensi fisici e comportamentali.
La pesca eccessiva
Intesa come caccia vera e propria: Norvegia, Giappone e Islanda continuano la caccia sia legale che illegale, molto spesso celata sotto pretestuosi "scopi scientifici".
Ma anche la pesca a strascico è un pericolo per le balene: molte si impigliano nelle reti e muoiono
BISONTE EUROPEO
In zoologia:
Tipo: Cordati
Sottotipo: Vertebrati
Classe: Mammiferi
Genere: Artiodattili
Famiglia: Bovidi
Specie: bonasus (Bisonte Europeo)
Il Bisonte Europeo (Bison bonasus) è uno di quei grandi mammiferi che hanno pagato caro le conseguenze del disboscamento: è questo, infatti, il motivo originario della sua estinzione per quanto riguarda la popolazione selvatica. Animale antichissimo, è stato presente dalla preistoria (spesso lo troviamo raffigurato nei graffiti delle caverne) fino all'XI secolo in modo massiccio in tutte le foreste europee, dalle isole britanniche, alla Scandinavia fino al Peloponneso e giù ancora verso il Nord Africa e l'Asia sud occindentale.
Assurdamente deve la sua salvezza al fatto che, dal punto di vista venatorio, rappresentava un trofeo estremamente ambito e riservato ai Re ed ai potenti d'Europa.
COME SONO FATTI
I maschi possono raggiungere i 3,50 m di lunghezza ai quali và aggiunta una coda di 50 cm., la loro altezza al garrese è di 2 m. per circa una tonnellata di peso e può raggiungere una velocità, in corsa, di 60 km/ora. Le femmine, invece, sono di taglia leggermente più piccola. La vita media si aggira intorno al 20 - 25 anni di media.
Più elegante e più alto del "cugino" americano, è facilmente distinguibile da quest'ultimo anche per la differenza decisamente meno marcata tra quarti posteriori ed anteriori, per la testa più piccola con corna maggiormente sviluppate e per il manto meno fitto e di un colore più chiaro.
VITA SOCIALE
Come la maggior parte dei Bovidi, è un animale gregario, ma, a differenza del Bisonte Americano ed a causa della conformazione delle foreste europee, i branchi non superano mai la decina di individui.
Dicevamo che la causa primaria della sua estinzione è stata l'opera dell'uomo nella deforestazione. In effetti, grazie alla sua mole, è praticamente privo di nemici naturali ed anche i cuccioli, protetti costantemente dalle madri, difficilmente diventano bersaglio di grandi predatori, come l'orso, o di quelli che agiscono in branco, come i lupi. Dal punto di vista strutturale, poi, il Il Bisonte Europeo è perfettamente attrezzato per resistere ai climi rigidi ed a camminare nella neve alta grazie all'ampia superficie dei suoi zoccoli.
Il periodo degli amori va da agosto-settembre, periodo nel quale i combattimenti tra maschi per la conquista della femmina (e la possibilità di tramandare il proprio patrimonio genetico) sono violenti ma mai estremi. La maturità sessuale in entrambi i sessi è raggiunta dopo il secondo anno di vita.
DI COSA SI NUTRONO
E' un animale parco per quanto riguarda l'alimentazione: assolutamente erbivoro, per sopravvivere e riprodursi gli bastano cortecce, licheni, o poche erbe anche ingiallite.
RIPRODUZIONE
Dopo una gestazione di circa nove mesi viene solitamente dato alla luce un cucciolo di circa 40 Kg. L'allattamento dura oltre sei mesi.
DOVE VIVONO (ancora)
E' la foresta-parco di Bialowieza l'unico luogo in Europa che ancora ospita questo splendido mammifero, foresta che con i suoi 124.000 ettari è ormai la più grande d'Europa e dà rifugio e sicurezza a 1.000 specie di piante superiori e centinaia di muschi, licheni e funghi oltre a rarissimi ormai esemplari di uccelli (l'allocco degli urali, ad esempio), 62 specie di mammiferi tra cui anche il tarpan, progenitore del cavallo.
Tanto preziosa, la foresta-parco di Bialowieza da venir dichiarata nel 1977 Riserva della Biosfera dell'Unesco e nel 1979 patrimonio dell'umanità
I 3.000 esemplari di Bisonte Europeo presenti in quest'area sono i discendenti dei sette esemplari rimasti in tutta Europa negli anni '30: quindi se il pericolo di estinzione in questo momento è leggermente meno pressante, rimane grave la modesta variabilità genetica di quei 3.000 esemplari, tutti consanguinei da 80 anni almeno.
FOCA MONACA
In zoologia:
Tipo: Cordati
Sottotipo: Vertebrati
Classe: Mammiferi
Ordine: Carnivori
Sottordine: Pinnipedi
Specie: Foca Monaca (Monachus Monachus)
La Foca Monaca (Monachus Monachus), chiamata così per il colore del suo manto, è nota sin da tempi antichissimi: ne parlava Aristotele, sappiamo che era un animale sacro al dio Apollo, caro a Poseidone e, con ogni probabilità, le mitiche sirene che, con il loro canto, ammaliavano i marinai ero proprio Foche Monache. Forse per sfuggire al loro richiamo Ulisse si fece legare all'albero della nave.
E il mito rischia di diventare l'unico posto dove potremo ancora incontrarle.
COME SONO FATTE
I maschi hanno un corpo massiccio, lungo circa 240 - 280 cm, ed il loro peso si aggira intorno ai 350/400 kg. Le femmine, invece, sono di taglia leggermente più piccola. Alla nascita i cuccioli di Foca Monaca - clicca qui per vedere l'immagine - misurano circa 1 metro ed hanno un peso di circa 20 kg.
VITA SOCIALE
I maschi adulti di solito sono solitari e si aggirano nelle vicinanze dei gruppi di femmine. Sì, queste vivono in gruppo evidentemente per poter allevare con più tranquillità i cuccioli. In realtà gli studiosi ancora sanno molto poco sulla loro struttura sociale.
DI COSA SI NUTRONO
Le foche sono carnivore.
RIPRODUZIONE
Le Foche Monache adulte danno alla luce un unico cucciolo ogni due anni. La gestazione dura 11 mesi ed il parto avviene sempre all'asciutto, in una grotta. Dopo uno svezzamento di 16 settimane il cucciolo entra per la prima volta in acqua dove, dopo qualche mese, è in grado di trascorrere lunghi periodi. E' questo anche il periodo più pericoloso per la sopravvivenza della foca. Infatti i cuccioli nascono tra agosto e novembre, mesi nei quali le mareggiate sono frequenti. Quindi le grotte-rifugio possono venir allagate o le mareggiate stesse possono disperdere i piccoli che ancora non sono dei provetti nuotatori.
DOVE VIVONO (ancora)
La specie Foca Monaca comprende tre sottospecie di Foche. La Foca Monaca - Monachus Monachus [clicca per vedere l'immagine] - vive nel Mediterraneo ed un tempo era estremamente diffusa. Oggi le stime parlano di 300 - 500 esemplari. La Foca Monaca dei Caraibi - Monachus Tropicalis [clicca per vedere l'immagine] - viveva appunto nella zona caraibica ed oggi è estinta. In migliori condizioni di sopravvivenza la Foca Monaca delle Hawaii - Monachus Schauinslandi [clicca per vedere l'immagine] - che, grazie ad un notevole programma di conservazione, oggi conta circa 1000 esemplari.
PERCHE' SONO IN PERICOLO
Lo sterminio vero e proprio (si dice addirittura con la dinamite) è stato purtroppo perpetrato dai pescatori: le foche spesso, sembra, rompevano le reti da pesca.
Certamente sono animali che rifuggono l'uomo e che necessitano di pace e tranquillità, quindi la sovrappopolazione di spiagge e mari in genere (e stiamo parlando del Mediterraneo) ha di per sè messo in crisi la specie.
A questo si aggiunge la bassa prolificità: un unico cucciolo ogni due anni con un alta percentuale di mortalità è ben poco.
GATTO SELVATICO
In zoologia:
Ordine: Carnivori
Famiglia: Felidi
Genere: Felis
Specie: Felis sylvestris
Sul Gatto Selvatico (Felis sylvestris) in realtà si sa molto poco e la cosa non può stupire.I gatti di città, semiaddomesticati, hanno cambiato le loro abitudini di animali solitari (come la maggior parte dei felini) per vivere in branco (o in "colonie", come le chiamiamo) e questo facilita loro la sopravvivenza, ma in natura non è così: è un animale solitario che si tiene il più possibile alla larga dall'uomo, con una incredibile capacità di mimetizzarzi alla quale và aggiunto il fatto che preferisce predare di notte. Se a tutto questo aggiungiamo anche il fatto che visivamente è facilmente scambiabile con il gatto domestico, comprendiamo appieno la difficoltà di rintracciarlo e studiarlo.
In Italia è presente nella zona delle Alpi Liguri al confine con la Francia, in quella delle Alpi Carniche al confine con la ex Iugoslavia, lungo la dorsale appenninica fino alla Sicilia; si presume che, in totale, gli individui non superino le 700 800 unità. In Sardegna, invece, si ritiene che gli individui presenti appartengano alla specie Felis silvestris lybica che comprende anche i gatti selvatici Africani e del Medio-Oriente..
COME SONO FATTI
Il Felis sylvestris può raggiungere, coda compresa, il metro e venti di lunghezza. Agilissimo e robusto, ha la testa corta e rotonda e le zampe, soprattutto le posteriori, sono forti e lunghe. Il pelo è folto, morbido, di un colore griglio-rossatro con fasce trasversali scure che gli servono a meglio mimetizzarsi nella macchia boschiva, mentre il ventre è più chiaro. La coda presenta degli anelli nerastri.
Il maschio ha una stazza nettamente superiore alla femmina: da un minimo di 5,500 ad un massimo di 3,500 contro i 1,500 - 3,000 della femmina.
Come per tutti i predatori che si rispettino, ha una vista eccellente anche in condizioni pessime di luce. Questa è dovuta alla particolare struttura oculare dei gatti (ved. morfologia: tapetum lucidum). Ottimi sono anche udito ed olfatto. Particolarmente sviluppata la dentatura.
DI COSA SI NUTRONO
E' un predatore notturno che rimane nascosto durante il giorno nelle cavità degli alberi o in piccole grotte e tane abbandonate. Ottimo arrampicatore, non ha praticamente preferenze tra la caccia a livello del terreno o quella "area" saltano da ramo in ramo. Le sue prede sono conigli e mammiferi di piccola taglia, oppure rane o uccelli che preleva spesso direttamente dal nido.
RIPRODUZIONE
La maturità sessuale viene raggiunta nelle femmine intorno ai 10-12 mesi che aumentano nel maschio fino ai 9-10 mesi. Il periodo degli amori va da metà gennaio alla metà di marzo. La riproduzione avviene una volta all'anno e di solito la cucciolata è di tre o quattro cuccioli che rimangono con la madre fino al compimento del quinto mese.
LA VITA SOCIALE
Estremamente territoriale (marca regolarmente il territorio che gli appartiene con una secrezione odorosa e spruzzi diurina), il Gatto Selvatico è un solitario: nessun maschio entrerà impunemente nel territorio diun altro, mentre l'accesso sarà consentito solo a femmine.
In definitiva sono molti i fattori che contribuiscono a rendere a rischio di estinzione questa specie: dal disboscamento all'alta densità di presenza dell'uomo sul territorio ed al bracconaggio. Non ultimo, però, il pericolo di ibridazione con il gatto domestico dal quale non si differisce eccessivamente.
LINCE EUROPEA
In zoologia:
Tipo: Cordati
Sottotipo: Vertebrati
Classe: Mammiferi
Ordine: Carnivori
Famiglia: Felini
Genere: Lince
Specie: Lince Europea o eurasiatica (Lynx linx)
La Lince Europea o eurasiatica (Lynx linx), conosciuta anche con i nomi di gattopardo, cerviere o lupo cerviere, è un felino estremamente schivo e solitario: la stessa difficoltà di osservarlo rende arduo il compito di contare gli individui che ancora esistono in Europa.
COM'E' FATTA
Zampe non molto lunghe, coda corta (20 25 cm di lunghezza), vistosi ciuffi di pelo sulla punta delle orecchie. Queste, assieme al manto maculato che può avere varie gradazioni di colore, sono le caratteristiche più evidenti della Lince.
La stazza varia molto tra i maschi e le femmine. A grandi linee si può affermare che la lunghezza va dagli 80 ai 130 centimentri, l'altezza alla spalla tra i 60 ed i 75 centimetri, mentre il peso va dai 18 ai 38 kg.
Il manto, come dicevamo, può assumere varie gradazioni di tono: è un notevole mezzo di mimetismo, quindi assumerà colori chiari al nord, per confondersi con la neve, mentre sarà più scuro negli individui che vivono al sud Europa, per confordersi meglio con il sottobosco. Il pelo è setoso e morbidissimo ha fatto diventare questo animale una preda ambita dall'uomo.
Altra differenza tra individui di latitudini diverse è la stazza: a nord gli esemplari sono più grossi di quelli che vivono al sud, ma in entrambi i casi la struttura è tale da permettere all'animale dei rapidi "invisibili" spostamenti che lo rendono un temibile predatore.
L'olfatto è svilupatissimo e serve soprattutto per la comunicazione con i suoi simili.
Lince europea
da notare il manto scuro che la contraddistingue come abitante del sud europa
Lince europea
particolare delle orecchie
COME VIVE
Animale solitario, la vita sociale della Lince si limita soltanto al periodo nel quale le femmine allevano i cuccioli.
Il suo periodo d'azione, invece, durante la giornata si limita alle ore serali o all'albeggiare.
Solitamente il territorio di un maschio (contrassegnato con spruzzi d'urina su rocce ed alberi) si sovrappone a quelli di varie femmine, il che rende più facile l'accoppiamento.
DI COSA SI NUTRE
E' un predatore, quindi carnivoro.
Predilige gli ambieti di foreste variegati da radure e canaloni dove più facilmente trova le sue prede preferite (caprioli, camosci, cervi, marmotte, volpi, lepri, conigli o uccelli come pernici e galli cedroni), anche se, occasionalmente, possono attaccare animali domestici. La presenza dell'uomo non disturba eccessivamente la Lince soprattutto grazie alla sua capacità di rendersi praticamente invisibile.
Nella caccia la Lince, sebbene dotata di un ottimo olfatto, si affida soprattutto alla vista. L'agguato è la sua tecnica principale, visto che, proprio perchè può raggiungere alte velocità, non riesce a correre per lunghe distanza. La preda viene in parte consumata subito, il resto viene nascosto accuratamente e rappresenterà una riserva di cibo.
RIPRODUZIONE
La stagione degli amori va da gennaio a marzo e gli accoppiamenti avvengono solitamente dopo un corteggiamento di circa un paio di giorni.
La coppia a questo punto si divide e la femmina cerca un riparo dove dare alla luce i piccoli: alberi cavi o caverne sono i preferiti. La gravidanza dura 70 giorni ed il numero dei cuccioli varia da uno a cinque che rimarranno ciechi per due settimane.
In breve, però, all'incirca dopo sei settimane, i cuccioli sono in grado di seguire la madre per brevi spostamenti e lo svezzamento termina dopo 3 o 4 mesi dalla nascita. Rimangono con la madre per il primo anno di vita, poi i maschi iniziano a cercare un territorio mentre le femmine di solito si stabiliscono vicino al territorio della madre.
L'età feconda per le femmine arriva già dopo il primo anno di vita, mentre i maschi saranno pronti all'accoppiamento dopo il secondo anno.
Si presume che una Lince possa vivere anche 10-12 anni, anche se la vita media è nettamente inferiore.
DOVE VIVE (ancora)
Predatore fortemente diffuso nei secoli passati nell'Europa continentale, proprio grazie alle condizioni perfette per la sua sopravvivenza, la sopravvivenza della Lince europea oggi è messa in serio pericolo.
Le cause principali sono soprattutto la deforestazione e la scomparsa o la forte diminuzione di quegli animali che della Lince sono le prede, il tutto unito ad una caccia che è stata davvero spietata sia per l'accaparramento delle splendide pellicce, sia per la "protezione" degli animali domestici.
Già verso il 1800 la Lince era scomparsa dai bassopiano occidentali e meridionali d'Europa e sopravviveva alle falde delle catene montuose dei Pirenei e del Massiccio Centrale francese, nelle Alepi, nella Selva Bavarese e nelle vaste foreste a settentrione ed a oriente d'Europa.
Negli anni 70 una intensa opera di ripopolamento a dato buoni risultati tra le montagne della Svizzera, Austria e Germania, anche se la scarsità di prede naturali ha indotto gli esemplari reintrodotti a cacciare greggi ed altri animali domestici. Attualmente sono stati avvistati degli esemplari sul versante italiano delle Alpi, nelle zone più aspre dei Carpazi e delle regioni balcaniche.
In Italia il programma di ripopolamento sembra aver avuto scarso successo e sono scomparse sia la sottospecie di Lince alpina che quella di Lince sarda, anche se sembra che alcuni esemplari siano stati avvistati tra i monti appenninici.
Gravissima anche la situazione nel territorio portoghese (dove sembra che il numero di esemplari non sia superiore a 20) e spagnolo.
ORSO BRUNO
In zoologia:
Tipo: Cordati
Sottotipo: Vertebrati
Classe: Mammiferi
Ordine: Carnivori
Sottordine: Ursidae
Specie: Orso Bruno (Ursus arctos)
Per gli antichi Celti l'Orso rappresentava il potere regale che poteva venir conquistato solo attraverso il coraggio ed il valore in battaglia e regale sicuramente questo mammifero lo è, com'è possente e, al tempo stesso, amorevole. Certo! Con i suoi cuccioli! Questo è l'unico motivo che può spingere un orso ad attaccare l'uomo.
COME SONO FATTI
E' un plantigrado, cioè per camminare posa completamente la pianta del piede a terra, esattamente come l’uomo, il gorilla, lo scimpanzé e l’orango. Ha artigli possenti che gli consentono anche di arrampicarsi sugli alberi.
La struttura fisica dell'Orso Bruno può variare notevolmente: il suo peso può raggiungere i 300 kg per una lunghezza totale di circa 2 metri, l'altezza al garrese può essere di 110 cm. Questo per il maschio, la femmina è più piccola ed il suo peso varia dagli 80 ai 100 kg.
Per un animale di questa mole è davvero impressionante la velocità che può raggiungere: si parla addirittura di 50 km/h, tenuti per ben 2 km.
Non è dotato d'una vista acuta, ma questa carenza è controbilanciata da olfatto ed udito molto sviluppati.
COME VIVONO
L'Orso è un animale solitario, al massimo si formano delle coppie, e non è stanziale, anzi, nei periodi migliori dell'anno è in grado di percorrere grandi distanze in cerca di nuovi e più favorevoli territori. L'habitat perfetto per l'orso è costituito da un buon sottobosco nel quale mimetizzarsi ed evitare il contatto con l'uomo, una buona reperibilità di cibo e la presenza di caverne dove potrà passare il periodo del letargo.
Il letargo, appunto, è la particolarità di questo grande mammifero. In autunno comincia letteralmente a far scorta di grasso, si cerca una caverna tranquilla, la rende confortevole con uno strato di erbe fino a costruirsi una specie di nido e ... aspetta la bella stagione. Non è però assolutamente vero che l'Orso dorma sempre nei mesi freddi: nelle giornate più miti si sveglia, esce dalla tana, mangiucchia qualcosa e, se viene disturbato, di tana se ne cerca un'altra.
Si tratta di una sorta di torpore nel quale, però, le funzioni vitali si abbassano fortemente. La temperatura interna scende di poco (circa 5 - 7°C rispetto alla normale), ma i battiti cardiaci passano dai 40 normali ad 8 .
DI COSA SI NUTRONO
Sarebbe più facile dire di cosa NON si nutrono. Classificato tra i Grandi Carnivori, l'Orso è un onnivoro e si nutre di erbe, bacche, noci, frutta, radici, insetti (dalle larve alle formiche); per il miele è disposto a sfidare le api e, protetto com'è dalla folta pelliccia, la cosa non gli crea molti problemi... e poi pesci (è un ottimo nuotatore!). Può spingersi a predare animali di allevamento, come pecore e capre e questo non gli ha sicuramente reso amico l'uomo.
Nella tarda estate e in autunno, quando l’Orso deve costituire le riserve di grasso che gli consentiranno di superare un nuovo inverno, la frutta riveste molta importanza nella sua alimentazione. In questo periodo il suo pasto arriva a 40 kg di cibo al giorno, pari a circa 20.000 kcal e la scorta di grasso che riesce a produrre arriva fino al 50% del suo peso corporeo.
RIPRODUZIONE
Il periodo fecondo, negli Orsi inizia, indistintamente per maschi e femmine, intorno al quarto - sesto anno di età.
L'unico periodo nel quale l'Orso fa vita di coppia è proprio quello degli amori, da maggio a luglio. Poi la gestazione che dura 7 - 8 mesi, ma che presenta una particolarità: l'ovulo non si impianta immediatamente nell'utero della femmina, ma, per un certo tempo, resta posizionato nella tuba ovarica, quasi in una fase di "sonno". Questo fenomeno, comune anche ad altre specie animali, viene chiamato "impianto ritardato" o "diapausa embrionale" ed è probabilmente regolato da fattori fisiologici o ambientali. In pratica il fine è che femmina e cuccoli passino indenni il letargo. Sarà infatti in questo periodo che i piccoli nasceranno, nella caverna-nido, tra dicembre - febbraio; il loro numero varia da un minimo di 1 (molto frequentemente) a 3 (raramente 4) e sono privi di pelo e piccolissimi: il loro peso si aggira intorno ai 300 - 400 gr. Ma (come tutto in natura) anche questo non è un caso. Il punto rimane sempre la sopravvivenza al letargo, durante il quale l'unico alimento è il latte materno prodotto con il grasso accumulato durante l'autunno.
Ad aprile - maggio madre e prole lasciano la tana (i maschi sono già in giro da tempo) e rimarranno assieme per due anni.... poi il ciclo ricomincerà.
DOVE VIVEVANO E DOVE VIVONO
Fino a quando le foreste d'Europa rimasero degne di tale nome, l'Orso era un animale comune. Ora vive in quelle foreste che rimangono, in Russia ed in Scandinavia, ma si calcola che non superi le 6000 unità e, se questo è un numero irrisorio, figuriamoci cosa sono le 450 - 550 unità presumibilmente presenti nella zona "ricca" più vicina a noi, la Slovenia.
Per questo motivo l'Orso Bruno è stato catalogato come “Specie di fauna rigorosamente protetta” sin dalla Convenzione di Berna del 1979.
La situazione in Italia, ma anche nei Paesi con noi confinanti, è decisamente seria e su tutto l'arco alpino si ariva a malapena alle 60 unità, concentrate per lo più (si parla di una trentina di individui) nelle Alpi Nord-Orientali grazie alla vicinanza con la Slovenia, ma, ad esempio, dal Parco Nazionale dello Stelvio è scomparso del tutto.
Nelle Alpi centrali, nel Parco Adamello-Brenta è stato dato il via ad un progetto con il quale si spera di evitare la scomparsa dell'Orso dal Trentino, con l'immissione nel territorio di 15 plantigradi.
Maggiore la presenza dell'Orso, invece, sugli Appennini. In Abruzzo la densità stimata è di un soggetto ogni 25 kmq, ma in questi luoghi il pericolo incombente è il bracconaggio che provoca la morte di ben 36 animali su 100.
SCOIATTOLO ROSSO
In zoologia:
Tipo: Cordati
Sottotipo: Vertebrati
Superclasse: Tetrapodi
Classe: Mammiferi
Ordine: Roditori
Famiglia: Sciuridi
Genere: Sciurini
Specie: Scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris)
Nella "Lista rossa" per il 2006 della IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), tra le 16.119 specie a rischio di estinzione, sorprendentemente compare anche lo Scoiattolo rosso, oltre ad altri animali sorpresa nella Lista rossa ci sono animali che ancora consideriamo comuni come il ghiro e molte specie di pipistrelli.
Per lo Scoiattolo l'ultimo pericolo in ordine di tempo ed anche il più pressante è rappresentato dall'introduzione dello Scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis) proveniente dal Nord America e presente in Gran Bretagna sin dall'Ottocento. Le due razze non convivono e dove compare il più massicco Scoiattolo grigio lo Scoiattolo rosso è destinato a scomparire. Difficili le scelte da attuare e difficile anche da parte di tutte quelle istituzioni che difendono l'Ambiente e la Natura prendere una posizione.
COM'E' FATTO
Lungo circa circa 25 cm, con una fluente coda di altri 20 cm, che ha sia la funzione di bilanciarlo nei salti che di scaldarlo, avvolgendolo, durante la stagione rigida, ed un peso di 230 -480 g., è caratterizzato da un particolare dismorfismo stagionale e climatico fa variare il colore del suo pelo dal rosso al grigio fino ad una tonalità che si avvicina al nero: in genere i colori più chiari sono riscontrati d'estate e negli individui che vivono al nord, durante i periodi invernali anche questi esemplari sfoggiano un manto nettamente più scuro, ma non arrivano mai alle colorazioni degli individui che stanziano al sud. Ventre e le parti inferiori rimangono sempre nettamente più chiare.
Sempre presenti, invece, i lunghi ciuffi di peli sulle orecchie. La forma è snella, con arti anteriori più corti dei posteriori che sono strutturati perfettamente per i salti. Arrampicatore incredibile, riesce nelle sue imprese anche grazie agli artigli aguzzi e ricurvi di cui è dotata. Inoltre non c'è alcuna differenza di stazza tra maschio e femmina.
NEMICI NATURALI
Vista la sua modesta taglia, lo Scoiattolo rosso è tra le prede preferite di vari predatori, dal falco al gatto selvatico alla volpe. Il più temuto, però, è la martora che, grazie alle sue doti di arrampicatrice, riesce ad inseguirlo fino nel nido.
DI COSA SI NUTRE
Si nutre di ghiande, faggiole, nocciole, noci e semi in genere, gemme e ramoscelli di pini, larici o abeti, ma non disdegna uova, piccoli uccelli ed insetti.
Previdentissimo, se ha a disposizione una quantità di cibo eccessiva ne ricovera immediatamente una parte in cavità degli alberi o in buche che scava appositamente. E' una pura questione di sopravvivenza, visto che il periodo cruciale per questo animaletto è l'inverno durante il quale muoiono ben il 75 - 85% dei nuovi nati ed il 50% degli individui che lo attraversano per la seconda volta.
RIPRODUZIONE
Non esiste vista sociale e, quindi, neppure vita di coppia per gli Scoiattoli: durante la stagione degli amori, che ha inizio in primavera, i maschi inseguono le femmine sperando di riuscire ad accoppiarsi almeno con una di esse. Come in molte altre specie il maschio dominante, quello più grosso e resistente, ha le maggiori possibilità di successo.
Quindi è la femmina ad occuparsi della preparazione del nido, utilizzandone di abbandonati o costruendone uno nuovo nella cavità di qualche albero. Poi la gestazione lunga quasi cinque settimane e la nascita di un numero tra i 3 ed i 7 piccoli. In estate la femmina è di nuovo pronta per la seconda nidiata stagionale.
E' solo la madre ad occuparsi dei piccoli che nascono ciechi, sordi e con un peso che si aggira tra i 10 ed i 15 g. Dopo una ventina di giorni ai cuccioli inizia a crescere il pelo e poi iniziano a vedere. La dentatura si sviluppa completamente dopo 42 giorni e solo a questo punto il piccolo potrà nutrirsi di cibi solidi che inizierà a cercarsi anche da solo.
La vita media di uno Scoiattolo rosso è di 3 anni, mentre in cattività può raggiungere i 10.
DOVE VIVE (ancora)
Per prima cosa "DA QUANDO" vive.... sono stati, infatti, ritrovati dei reperti fossili che attestano la sua esistenza già nel Pleistocene medio-superiore (400.000 –700.000 anni fa).
Il suo habitat preferito sono i boschi di conifere o di caducifoglie, ma frequenta anche i parchi ed i giardini delle nostre città.
Specie autoctona europea, è possibile trovarlo in tutta l'Eurasia, in Asia settentrionale fino alla Kamciatka, in Corea e sull'isola di Hokkaido in Giappone. Ma il territorio dov'è presente, malgrado ciò che sembra, si è decisamente rimpicciolito negli ultimi anni ed in Inghilterra è ormai in serio pericolo la sua presenza.
Dicevamo che il maggior pericolo, attualmente, deriva dalla presenza sempre più pressante dello Scoiattolo grigio, ma non vanno trascurati, tra i motivi di possibile estinzione, anche le zone boschive sempre più ristrette, le sostanze chimiche che, usate in agricoltura, spesso diventano il motivo della sua morte. Fortunatamente già dal 1977 la caccia a questo splendido roditore è stata messa al bando.
Fonte :
L'UOMO STA UCCIDENDO IL PIANETA
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UP ^^
Ma la situazione non sta esattamene in questi termini. Un conto è l'estinzione di una specie per motivi "naturali" (basti pensare ai dinosauri), un altro paio di maniche è lo stravolgimento del territorio (mari compresi) e del clima dovuto all'azione dell'uomo. E, soprattutto, il mondo non può andare avanti!
Ricordate la catena alimentare e gli strettissimi legami che esistono tra i vari livelli?
La base di tutto (come in tutte le cose) sta nell'equilibrio: ad esempio, le cavallette ... sono infestanti, deleterie per le coltivazioni, ma solo nel caso in cui siano in soprannumero... E lo diventano solo quando non esistono più gli animali che di cavallette si nutrono, oppure questi sono diventati troppo poco numerosi.
La Natura è equilibrio e l'uomo non fa altro che metterlo in serissimo pericolo
Iniziamo :
AQUILA REALE

In zoologia:
Tipo: Cordati
Sottotipo: Vertebrati
Superclasse: Tetrapodi
Classe: Uccelli
Ordine: Falconiformi
Famiglia: Accipitridi
Genere: Aquila
Specie: Aquila chrysaetos (Aquila reale)
COM'E' FATTA
Le grandi dimensioni, la particolarità delle sue ali sfrangiate all'estremità la rendono assolutamente inconfondibile all'avvistamento, avvistamento che succede moldo di rado.
Maestosa, con un'apertura alare che può superare i due metri, l'Aquila reale raggiunge una lunghezza di 74 - 87 cm., mentre la sola coda può arrivare ai 26 - 33 cm. Il peso si aggira intorno ai 6 - 7 chilogrammi. Particolarità per quanto riguarda le dimensioni il fatto che la femmina (come spesso accade nei rapaci) sia più grande del maschio (all'incirca del 20%). La sua vista è acutissima: 6 volte quella dell'uomo, con un raggio visivo di 300 gradi.Il becco è forte e ricurvo, le zampe possenti, ricoperte di piume, con artigli lunghi ed affilati soprattutto per quanto riguarda il quarto dito, opposto agli altri, con l'unghia del quale trafigge la preda. Le penne dorate sul capo, che risaltano sul piumaggio marron scuro, le hanno procurato l'appellativo di reale e di chrysaetos che in greco significa dorata, appunto.
Gli individui giovani sono facilmente individuabili dalle macchie bianche presenti sul piumaggio sia sotto le ali che all'attaccatura della coda.
DI COSA SI NUTRE
Si nutre, a seconda del territorio nel quale stanzia, di mammiferi di taglia piccola e media (conigli, piccoli daini, scoiattoli, marmotte) oppure di uccelli (galli cedroni, pernici, fagiani) o rettili. Nel caso che la preda sia un mammifero, maschio e femmina (che sovente cacciano assieme) si dividono i compiti: l'uno plana radente al suolo per impaurire la preda, mentre l'altro si lancia in picchiata dall'alto. Gli uccelli, invece, vengono spesso cacciati in volo.
RIPRODUZIONE
Fedeli per la vita, il maschio e la femmina di Aquila reale, una volta formata la coppia e scelto il territorio, rimangono stanziali per molti anni costruendo nei dintorni, sulle pareti a picco dei dirupi o fra i rami degli alberi più alti, anche una decina di nidi scegliendo, di anno in anno, quello che sembra il più adatto. Sempre, però, i nidi sono costruiti più in basso rispetto all'altitudine di caccia, per evitare faticose risalite con la preda tra gli artigli.
Il controllo del territorio (si presume che possa arrivare anche ai 50 km quadrati) non costituisce un problema ed anche questo compito viene diviso equamente tra maschio e femmina ed, il più delle volte, si limita ad un volo lungo il confine del territorio stesso per segnalare alle altre aquile quali siano gli effettivi confini.
Affascinante, invece, il volo del rituale di accoppiamento che avviene in marzo: la cosìddetta danza del cielo, che prosegue per vari giorni, vede entrambi impegnati entrambi gli individui in spettacolari evoluzioni che spesso la femmina compie in volo rovesciato mentre il maschio sembra piombarle sopra, o con scambi di preda in volo o giri della morte.
La danza viene alternata ai lavori di restauro dei nidi e solo alla fine verrà scelto quello definitivo. Questi raggiungono spesso i due metri di diametro e, anche a causa delle annuali ristrutturazioni, possono avere uno spessore di un metro.
All'accoppiamento, che avviene sempre a terra, segue la deposizione delle uova (gennaio nelle zone più calde e maggio in quelle più fredde) solitamente due a distanza di 2 - 5 giorni l'una dall'altra. In questo periodo il maschio è poco presente, per ricomparire immediatamente alla schiusa (dopo 43 - 45 giorni di cova) per portare cibo sia alla madre che ai due piccoli dei quali, solitamente, solo uno sopravvive.
Dopo due mesi i pulcini diventani aquilotti ed iniziano ad esercitarsi nel volo sul bordo del nido. Spiccano il primo volo a 75 giorni e dopo 160 - 170 dalla nascita diventano indipendenti: in questo periodo vengono portati dai genitori fuori dai confini del territorio natale e diventano nomadi fino a quanto, verso i 3 - 6 anni, ormai in grado di procreare, costituiranno un nuovo nucleo famigliare.
DOVE VIVE (ancora)
Ormai l'Aquila reale stanzia nelle regioni montagnose ed impervie, ben lontano dall'uomo che da sempre le è nemico, sempre sotto, però, il livello delle nevi perenni, ed è completamente assente dalle pianure.
Un tempo era comune nelle zone più temperate dell'Europa, nel nord dell'Asia, America Africa ed in tutto il Giappone; oggi è completamente scomparta da Islanda e Irlanda (dove nel 2001, per tentare il ripopolamento, sono stati liberati 35 esemplari) ed in tutta Europa il numero totale di esemplari non supera le 3.000 unità.
Protetta su tutto il territorio nazionale, non è però ancora scampata al pericolo di estinzione. Troppo ristretto il territorio nel quale può vivere tranquillamente, ancora fortemente presente il bracconaggio, la sua sopravvivenza è messa in pericolo anche dagli elementi chimici che, dalle piantagioni e dall'acqua, si trasferiscono nell'animale uccidendolo o rendendo così fragile il guscio da farlo rompere prima del tempo.
BALENA

In zoologia:
Tipo: Cordati
Sottotipo: Vertebrati
Classe: Mammiferi
Ordine: Cetacei
Sottordine: Misticeti
BALAENIDAE (Balena Franca Australe, Franca Boreale, della Groenlandia, Caperea Marginata),
BALENOTTERE (Balenottera minore, Balenottera Boreale, Balenottera di Bryde, Balenottera Azzurra, Balenottera Comune e Megattera),
ESCHRICHTIIDAE (Balena Grigia).
Attenzione! Avete notato quel "Sottordine: Misticeti"? Ecco ... spesso ci si riferisce ai capodogli come se fossero balene. Beh.. così non è. La differenza sta nell'apparato boccale. I capodogli (come i delfini e orche) hanno i denti e, quindi, appartengono al sottordine degli Odontoceti. La balena non ha denti ma "fanoni" [clicca per vedere l'immagine], una sorta di lamine cheratiniche che possono arrivare, nella Balena Azzurra, anche al metro di lunghezza e che servono a filtrare l'acqua marina ed a trattenere il cibo.
Avrete notato anche che alla voce "famiglia" sono riportate ben tre famiglie di "balene": il pericolo di estinzione, purtroppo, le riguarda tutte.
LE FAMIGLIE
Seguite i link per andare alle pagine dedicate.
BALAENIDAE (Balena Franca Australe, Franca Boreale, della Groenlandia, Caperea Marginata),
BALENOTTERE (Balenottera minore, Balenottera Boreale, Balenottera di Bryde, Balenottera Azzurra, Balenottera Comune e Megattera),
ESCHRICHTIIDAE (Balena Grigia).
DI COSA SI NUTRONO
Si nutrono di piccoli pesci, crostacei, ma soprattutto di krill [clicca per vedere l'immagine], vengono chiamati così i banchi di Euphausia superba, una specie di piccoli gamberetti. Una balena arriva a mangiarne anche 2 tonnellate al giorno
VITA MEDIA e RIPRODUZIONE
La longevità delle Balena è un dato estremamente difficile anche da stimare. Varia secondo la specie e di alcune è sconosciuto del tutto. Si presume che la Balena della Groenlandia (Balaena mysticetus) possa vivere anche 180 anni, ma è un record assoluto, visto che i dati certi in nostro possessono parlano di una vita media di 50 - 80 anni.
L'età feconda inizia intorno ai 7 - 9 anni e la gestazione dura dai 12 ai 16 mesi. La balena dà alla luce un solo piccolo che rimarrà con la madre per i successivi 3 anni. In pratica le balene si riproducono ogni 4 o 5 anni
DOVE VIVONO (ancora)
Un tempo le balene erano presenti in tutti i mari, ora gli scienziati propendono per un numero totale di circa 10.000 esemplari presenti soprattutto nei Santuari: vaste zone d'oceano dove la caccia è proibita e questi cetacei hanno la possibilità di riprodursi.
Grazie all'azione decennale delle organizzazioni che si battono per la conservazione del pianeta, sono state dichiarate Santuario Marino zone in:
Oceano Indiano [clicca per vedere l'immagine].
Europa - nel Mar Mediterraneo [clicca per vedere l'immagine], in Irlanda ed in Germania nel Mare di Wadden.
Area del Sud Pacifico [clicca per vedere l'immagine]: la più estesa finora con oltre 8,6 milioni di kmq di mare.
Isole Channel in California [clicca per vedere l'immagine].
Santuario Nazionale - Florida[clicca per vedere l'immagine].
Ma il numero dei Santuari è ancora troppo basso per scongiurare il pericolo di estinzione.
PERCHE' SONO IN PERICOLO
Stravolgimenti climatici
L'assottigliarsi della fascia d'ozono ed il conseguente aumento di penetrazione dei raggi UV alterano la produzione e la concentrazione di krill, principale nutrimento per le balene.
L'inquinamento chimico
Le sostanze tossiche presenti nei mari aumentano continuamente e le balene (come gli altri abitanti marini) se ne intossicano
L'inquinamento acustico
Non dimentichiamoci che le balene comunicano attraverso gli ultrasuoni quindi possono benissimo udire tutti quei rumori che viaggiano su una banda per noi inudibile e, oltre a non sentirsi fra di loro, questo tipo di inquinamento provoca forti scompensi fisici e comportamentali.
La pesca eccessiva
Intesa come caccia vera e propria: Norvegia, Giappone e Islanda continuano la caccia sia legale che illegale, molto spesso celata sotto pretestuosi "scopi scientifici".
Ma anche la pesca a strascico è un pericolo per le balene: molte si impigliano nelle reti e muoiono
BISONTE EUROPEO

In zoologia:
Tipo: Cordati
Sottotipo: Vertebrati
Classe: Mammiferi
Genere: Artiodattili
Famiglia: Bovidi
Specie: bonasus (Bisonte Europeo)
Il Bisonte Europeo (Bison bonasus) è uno di quei grandi mammiferi che hanno pagato caro le conseguenze del disboscamento: è questo, infatti, il motivo originario della sua estinzione per quanto riguarda la popolazione selvatica. Animale antichissimo, è stato presente dalla preistoria (spesso lo troviamo raffigurato nei graffiti delle caverne) fino all'XI secolo in modo massiccio in tutte le foreste europee, dalle isole britanniche, alla Scandinavia fino al Peloponneso e giù ancora verso il Nord Africa e l'Asia sud occindentale.
Assurdamente deve la sua salvezza al fatto che, dal punto di vista venatorio, rappresentava un trofeo estremamente ambito e riservato ai Re ed ai potenti d'Europa.
COME SONO FATTI
I maschi possono raggiungere i 3,50 m di lunghezza ai quali và aggiunta una coda di 50 cm., la loro altezza al garrese è di 2 m. per circa una tonnellata di peso e può raggiungere una velocità, in corsa, di 60 km/ora. Le femmine, invece, sono di taglia leggermente più piccola. La vita media si aggira intorno al 20 - 25 anni di media.
Più elegante e più alto del "cugino" americano, è facilmente distinguibile da quest'ultimo anche per la differenza decisamente meno marcata tra quarti posteriori ed anteriori, per la testa più piccola con corna maggiormente sviluppate e per il manto meno fitto e di un colore più chiaro.
VITA SOCIALE
Come la maggior parte dei Bovidi, è un animale gregario, ma, a differenza del Bisonte Americano ed a causa della conformazione delle foreste europee, i branchi non superano mai la decina di individui.
Dicevamo che la causa primaria della sua estinzione è stata l'opera dell'uomo nella deforestazione. In effetti, grazie alla sua mole, è praticamente privo di nemici naturali ed anche i cuccioli, protetti costantemente dalle madri, difficilmente diventano bersaglio di grandi predatori, come l'orso, o di quelli che agiscono in branco, come i lupi. Dal punto di vista strutturale, poi, il Il Bisonte Europeo è perfettamente attrezzato per resistere ai climi rigidi ed a camminare nella neve alta grazie all'ampia superficie dei suoi zoccoli.
Il periodo degli amori va da agosto-settembre, periodo nel quale i combattimenti tra maschi per la conquista della femmina (e la possibilità di tramandare il proprio patrimonio genetico) sono violenti ma mai estremi. La maturità sessuale in entrambi i sessi è raggiunta dopo il secondo anno di vita.
DI COSA SI NUTRONO
E' un animale parco per quanto riguarda l'alimentazione: assolutamente erbivoro, per sopravvivere e riprodursi gli bastano cortecce, licheni, o poche erbe anche ingiallite.
RIPRODUZIONE
Dopo una gestazione di circa nove mesi viene solitamente dato alla luce un cucciolo di circa 40 Kg. L'allattamento dura oltre sei mesi.
DOVE VIVONO (ancora)
E' la foresta-parco di Bialowieza l'unico luogo in Europa che ancora ospita questo splendido mammifero, foresta che con i suoi 124.000 ettari è ormai la più grande d'Europa e dà rifugio e sicurezza a 1.000 specie di piante superiori e centinaia di muschi, licheni e funghi oltre a rarissimi ormai esemplari di uccelli (l'allocco degli urali, ad esempio), 62 specie di mammiferi tra cui anche il tarpan, progenitore del cavallo.
Tanto preziosa, la foresta-parco di Bialowieza da venir dichiarata nel 1977 Riserva della Biosfera dell'Unesco e nel 1979 patrimonio dell'umanità
I 3.000 esemplari di Bisonte Europeo presenti in quest'area sono i discendenti dei sette esemplari rimasti in tutta Europa negli anni '30: quindi se il pericolo di estinzione in questo momento è leggermente meno pressante, rimane grave la modesta variabilità genetica di quei 3.000 esemplari, tutti consanguinei da 80 anni almeno.
FOCA MONACA

In zoologia:
Tipo: Cordati
Sottotipo: Vertebrati
Classe: Mammiferi
Ordine: Carnivori
Sottordine: Pinnipedi
Specie: Foca Monaca (Monachus Monachus)
La Foca Monaca (Monachus Monachus), chiamata così per il colore del suo manto, è nota sin da tempi antichissimi: ne parlava Aristotele, sappiamo che era un animale sacro al dio Apollo, caro a Poseidone e, con ogni probabilità, le mitiche sirene che, con il loro canto, ammaliavano i marinai ero proprio Foche Monache. Forse per sfuggire al loro richiamo Ulisse si fece legare all'albero della nave.
E il mito rischia di diventare l'unico posto dove potremo ancora incontrarle.
COME SONO FATTE
I maschi hanno un corpo massiccio, lungo circa 240 - 280 cm, ed il loro peso si aggira intorno ai 350/400 kg. Le femmine, invece, sono di taglia leggermente più piccola. Alla nascita i cuccioli di Foca Monaca - clicca qui per vedere l'immagine - misurano circa 1 metro ed hanno un peso di circa 20 kg.
VITA SOCIALE
I maschi adulti di solito sono solitari e si aggirano nelle vicinanze dei gruppi di femmine. Sì, queste vivono in gruppo evidentemente per poter allevare con più tranquillità i cuccioli. In realtà gli studiosi ancora sanno molto poco sulla loro struttura sociale.
DI COSA SI NUTRONO
Le foche sono carnivore.
RIPRODUZIONE
Le Foche Monache adulte danno alla luce un unico cucciolo ogni due anni. La gestazione dura 11 mesi ed il parto avviene sempre all'asciutto, in una grotta. Dopo uno svezzamento di 16 settimane il cucciolo entra per la prima volta in acqua dove, dopo qualche mese, è in grado di trascorrere lunghi periodi. E' questo anche il periodo più pericoloso per la sopravvivenza della foca. Infatti i cuccioli nascono tra agosto e novembre, mesi nei quali le mareggiate sono frequenti. Quindi le grotte-rifugio possono venir allagate o le mareggiate stesse possono disperdere i piccoli che ancora non sono dei provetti nuotatori.
DOVE VIVONO (ancora)
La specie Foca Monaca comprende tre sottospecie di Foche. La Foca Monaca - Monachus Monachus [clicca per vedere l'immagine] - vive nel Mediterraneo ed un tempo era estremamente diffusa. Oggi le stime parlano di 300 - 500 esemplari. La Foca Monaca dei Caraibi - Monachus Tropicalis [clicca per vedere l'immagine] - viveva appunto nella zona caraibica ed oggi è estinta. In migliori condizioni di sopravvivenza la Foca Monaca delle Hawaii - Monachus Schauinslandi [clicca per vedere l'immagine] - che, grazie ad un notevole programma di conservazione, oggi conta circa 1000 esemplari.
PERCHE' SONO IN PERICOLO
Lo sterminio vero e proprio (si dice addirittura con la dinamite) è stato purtroppo perpetrato dai pescatori: le foche spesso, sembra, rompevano le reti da pesca.
Certamente sono animali che rifuggono l'uomo e che necessitano di pace e tranquillità, quindi la sovrappopolazione di spiagge e mari in genere (e stiamo parlando del Mediterraneo) ha di per sè messo in crisi la specie.
A questo si aggiunge la bassa prolificità: un unico cucciolo ogni due anni con un alta percentuale di mortalità è ben poco.
GATTO SELVATICO

In zoologia:
Ordine: Carnivori
Famiglia: Felidi
Genere: Felis
Specie: Felis sylvestris
Sul Gatto Selvatico (Felis sylvestris) in realtà si sa molto poco e la cosa non può stupire.I gatti di città, semiaddomesticati, hanno cambiato le loro abitudini di animali solitari (come la maggior parte dei felini) per vivere in branco (o in "colonie", come le chiamiamo) e questo facilita loro la sopravvivenza, ma in natura non è così: è un animale solitario che si tiene il più possibile alla larga dall'uomo, con una incredibile capacità di mimetizzarzi alla quale và aggiunto il fatto che preferisce predare di notte. Se a tutto questo aggiungiamo anche il fatto che visivamente è facilmente scambiabile con il gatto domestico, comprendiamo appieno la difficoltà di rintracciarlo e studiarlo.
In Italia è presente nella zona delle Alpi Liguri al confine con la Francia, in quella delle Alpi Carniche al confine con la ex Iugoslavia, lungo la dorsale appenninica fino alla Sicilia; si presume che, in totale, gli individui non superino le 700 800 unità. In Sardegna, invece, si ritiene che gli individui presenti appartengano alla specie Felis silvestris lybica che comprende anche i gatti selvatici Africani e del Medio-Oriente..
COME SONO FATTI
Il Felis sylvestris può raggiungere, coda compresa, il metro e venti di lunghezza. Agilissimo e robusto, ha la testa corta e rotonda e le zampe, soprattutto le posteriori, sono forti e lunghe. Il pelo è folto, morbido, di un colore griglio-rossatro con fasce trasversali scure che gli servono a meglio mimetizzarsi nella macchia boschiva, mentre il ventre è più chiaro. La coda presenta degli anelli nerastri.
Il maschio ha una stazza nettamente superiore alla femmina: da un minimo di 5,500 ad un massimo di 3,500 contro i 1,500 - 3,000 della femmina.
Come per tutti i predatori che si rispettino, ha una vista eccellente anche in condizioni pessime di luce. Questa è dovuta alla particolare struttura oculare dei gatti (ved. morfologia: tapetum lucidum). Ottimi sono anche udito ed olfatto. Particolarmente sviluppata la dentatura.
DI COSA SI NUTRONO
E' un predatore notturno che rimane nascosto durante il giorno nelle cavità degli alberi o in piccole grotte e tane abbandonate. Ottimo arrampicatore, non ha praticamente preferenze tra la caccia a livello del terreno o quella "area" saltano da ramo in ramo. Le sue prede sono conigli e mammiferi di piccola taglia, oppure rane o uccelli che preleva spesso direttamente dal nido.
RIPRODUZIONE
La maturità sessuale viene raggiunta nelle femmine intorno ai 10-12 mesi che aumentano nel maschio fino ai 9-10 mesi. Il periodo degli amori va da metà gennaio alla metà di marzo. La riproduzione avviene una volta all'anno e di solito la cucciolata è di tre o quattro cuccioli che rimangono con la madre fino al compimento del quinto mese.
LA VITA SOCIALE
Estremamente territoriale (marca regolarmente il territorio che gli appartiene con una secrezione odorosa e spruzzi diurina), il Gatto Selvatico è un solitario: nessun maschio entrerà impunemente nel territorio diun altro, mentre l'accesso sarà consentito solo a femmine.
In definitiva sono molti i fattori che contribuiscono a rendere a rischio di estinzione questa specie: dal disboscamento all'alta densità di presenza dell'uomo sul territorio ed al bracconaggio. Non ultimo, però, il pericolo di ibridazione con il gatto domestico dal quale non si differisce eccessivamente.
LINCE EUROPEA

In zoologia:
Tipo: Cordati
Sottotipo: Vertebrati
Classe: Mammiferi
Ordine: Carnivori
Famiglia: Felini
Genere: Lince
Specie: Lince Europea o eurasiatica (Lynx linx)
La Lince Europea o eurasiatica (Lynx linx), conosciuta anche con i nomi di gattopardo, cerviere o lupo cerviere, è un felino estremamente schivo e solitario: la stessa difficoltà di osservarlo rende arduo il compito di contare gli individui che ancora esistono in Europa.
COM'E' FATTA
Zampe non molto lunghe, coda corta (20 25 cm di lunghezza), vistosi ciuffi di pelo sulla punta delle orecchie. Queste, assieme al manto maculato che può avere varie gradazioni di colore, sono le caratteristiche più evidenti della Lince.
La stazza varia molto tra i maschi e le femmine. A grandi linee si può affermare che la lunghezza va dagli 80 ai 130 centimentri, l'altezza alla spalla tra i 60 ed i 75 centimetri, mentre il peso va dai 18 ai 38 kg.
Il manto, come dicevamo, può assumere varie gradazioni di tono: è un notevole mezzo di mimetismo, quindi assumerà colori chiari al nord, per confondersi con la neve, mentre sarà più scuro negli individui che vivono al sud Europa, per confordersi meglio con il sottobosco. Il pelo è setoso e morbidissimo ha fatto diventare questo animale una preda ambita dall'uomo.
Altra differenza tra individui di latitudini diverse è la stazza: a nord gli esemplari sono più grossi di quelli che vivono al sud, ma in entrambi i casi la struttura è tale da permettere all'animale dei rapidi "invisibili" spostamenti che lo rendono un temibile predatore.
L'olfatto è svilupatissimo e serve soprattutto per la comunicazione con i suoi simili.
Lince europea
da notare il manto scuro che la contraddistingue come abitante del sud europa
Lince europea
particolare delle orecchie
COME VIVE
Animale solitario, la vita sociale della Lince si limita soltanto al periodo nel quale le femmine allevano i cuccioli.
Il suo periodo d'azione, invece, durante la giornata si limita alle ore serali o all'albeggiare.
Solitamente il territorio di un maschio (contrassegnato con spruzzi d'urina su rocce ed alberi) si sovrappone a quelli di varie femmine, il che rende più facile l'accoppiamento.
DI COSA SI NUTRE
E' un predatore, quindi carnivoro.
Predilige gli ambieti di foreste variegati da radure e canaloni dove più facilmente trova le sue prede preferite (caprioli, camosci, cervi, marmotte, volpi, lepri, conigli o uccelli come pernici e galli cedroni), anche se, occasionalmente, possono attaccare animali domestici. La presenza dell'uomo non disturba eccessivamente la Lince soprattutto grazie alla sua capacità di rendersi praticamente invisibile.
Nella caccia la Lince, sebbene dotata di un ottimo olfatto, si affida soprattutto alla vista. L'agguato è la sua tecnica principale, visto che, proprio perchè può raggiungere alte velocità, non riesce a correre per lunghe distanza. La preda viene in parte consumata subito, il resto viene nascosto accuratamente e rappresenterà una riserva di cibo.
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La stagione degli amori va da gennaio a marzo e gli accoppiamenti avvengono solitamente dopo un corteggiamento di circa un paio di giorni.
La coppia a questo punto si divide e la femmina cerca un riparo dove dare alla luce i piccoli: alberi cavi o caverne sono i preferiti. La gravidanza dura 70 giorni ed il numero dei cuccioli varia da uno a cinque che rimarranno ciechi per due settimane.
In breve, però, all'incirca dopo sei settimane, i cuccioli sono in grado di seguire la madre per brevi spostamenti e lo svezzamento termina dopo 3 o 4 mesi dalla nascita. Rimangono con la madre per il primo anno di vita, poi i maschi iniziano a cercare un territorio mentre le femmine di solito si stabiliscono vicino al territorio della madre.
L'età feconda per le femmine arriva già dopo il primo anno di vita, mentre i maschi saranno pronti all'accoppiamento dopo il secondo anno.
Si presume che una Lince possa vivere anche 10-12 anni, anche se la vita media è nettamente inferiore.
DOVE VIVE (ancora)
Predatore fortemente diffuso nei secoli passati nell'Europa continentale, proprio grazie alle condizioni perfette per la sua sopravvivenza, la sopravvivenza della Lince europea oggi è messa in serio pericolo.
Le cause principali sono soprattutto la deforestazione e la scomparsa o la forte diminuzione di quegli animali che della Lince sono le prede, il tutto unito ad una caccia che è stata davvero spietata sia per l'accaparramento delle splendide pellicce, sia per la "protezione" degli animali domestici.
Già verso il 1800 la Lince era scomparsa dai bassopiano occidentali e meridionali d'Europa e sopravviveva alle falde delle catene montuose dei Pirenei e del Massiccio Centrale francese, nelle Alepi, nella Selva Bavarese e nelle vaste foreste a settentrione ed a oriente d'Europa.
Negli anni 70 una intensa opera di ripopolamento a dato buoni risultati tra le montagne della Svizzera, Austria e Germania, anche se la scarsità di prede naturali ha indotto gli esemplari reintrodotti a cacciare greggi ed altri animali domestici. Attualmente sono stati avvistati degli esemplari sul versante italiano delle Alpi, nelle zone più aspre dei Carpazi e delle regioni balcaniche.
In Italia il programma di ripopolamento sembra aver avuto scarso successo e sono scomparse sia la sottospecie di Lince alpina che quella di Lince sarda, anche se sembra che alcuni esemplari siano stati avvistati tra i monti appenninici.
Gravissima anche la situazione nel territorio portoghese (dove sembra che il numero di esemplari non sia superiore a 20) e spagnolo.
ORSO BRUNO


In zoologia:
Tipo: Cordati
Sottotipo: Vertebrati
Classe: Mammiferi
Ordine: Carnivori
Sottordine: Ursidae
Specie: Orso Bruno (Ursus arctos)
Per gli antichi Celti l'Orso rappresentava il potere regale che poteva venir conquistato solo attraverso il coraggio ed il valore in battaglia e regale sicuramente questo mammifero lo è, com'è possente e, al tempo stesso, amorevole. Certo! Con i suoi cuccioli! Questo è l'unico motivo che può spingere un orso ad attaccare l'uomo.
COME SONO FATTI
E' un plantigrado, cioè per camminare posa completamente la pianta del piede a terra, esattamente come l’uomo, il gorilla, lo scimpanzé e l’orango. Ha artigli possenti che gli consentono anche di arrampicarsi sugli alberi.
La struttura fisica dell'Orso Bruno può variare notevolmente: il suo peso può raggiungere i 300 kg per una lunghezza totale di circa 2 metri, l'altezza al garrese può essere di 110 cm. Questo per il maschio, la femmina è più piccola ed il suo peso varia dagli 80 ai 100 kg.
Per un animale di questa mole è davvero impressionante la velocità che può raggiungere: si parla addirittura di 50 km/h, tenuti per ben 2 km.
Non è dotato d'una vista acuta, ma questa carenza è controbilanciata da olfatto ed udito molto sviluppati.
COME VIVONO
L'Orso è un animale solitario, al massimo si formano delle coppie, e non è stanziale, anzi, nei periodi migliori dell'anno è in grado di percorrere grandi distanze in cerca di nuovi e più favorevoli territori. L'habitat perfetto per l'orso è costituito da un buon sottobosco nel quale mimetizzarsi ed evitare il contatto con l'uomo, una buona reperibilità di cibo e la presenza di caverne dove potrà passare il periodo del letargo.
Il letargo, appunto, è la particolarità di questo grande mammifero. In autunno comincia letteralmente a far scorta di grasso, si cerca una caverna tranquilla, la rende confortevole con uno strato di erbe fino a costruirsi una specie di nido e ... aspetta la bella stagione. Non è però assolutamente vero che l'Orso dorma sempre nei mesi freddi: nelle giornate più miti si sveglia, esce dalla tana, mangiucchia qualcosa e, se viene disturbato, di tana se ne cerca un'altra.
Si tratta di una sorta di torpore nel quale, però, le funzioni vitali si abbassano fortemente. La temperatura interna scende di poco (circa 5 - 7°C rispetto alla normale), ma i battiti cardiaci passano dai 40 normali ad 8 .
DI COSA SI NUTRONO
Sarebbe più facile dire di cosa NON si nutrono. Classificato tra i Grandi Carnivori, l'Orso è un onnivoro e si nutre di erbe, bacche, noci, frutta, radici, insetti (dalle larve alle formiche); per il miele è disposto a sfidare le api e, protetto com'è dalla folta pelliccia, la cosa non gli crea molti problemi... e poi pesci (è un ottimo nuotatore!). Può spingersi a predare animali di allevamento, come pecore e capre e questo non gli ha sicuramente reso amico l'uomo.
Nella tarda estate e in autunno, quando l’Orso deve costituire le riserve di grasso che gli consentiranno di superare un nuovo inverno, la frutta riveste molta importanza nella sua alimentazione. In questo periodo il suo pasto arriva a 40 kg di cibo al giorno, pari a circa 20.000 kcal e la scorta di grasso che riesce a produrre arriva fino al 50% del suo peso corporeo.
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Il periodo fecondo, negli Orsi inizia, indistintamente per maschi e femmine, intorno al quarto - sesto anno di età.
L'unico periodo nel quale l'Orso fa vita di coppia è proprio quello degli amori, da maggio a luglio. Poi la gestazione che dura 7 - 8 mesi, ma che presenta una particolarità: l'ovulo non si impianta immediatamente nell'utero della femmina, ma, per un certo tempo, resta posizionato nella tuba ovarica, quasi in una fase di "sonno". Questo fenomeno, comune anche ad altre specie animali, viene chiamato "impianto ritardato" o "diapausa embrionale" ed è probabilmente regolato da fattori fisiologici o ambientali. In pratica il fine è che femmina e cuccoli passino indenni il letargo. Sarà infatti in questo periodo che i piccoli nasceranno, nella caverna-nido, tra dicembre - febbraio; il loro numero varia da un minimo di 1 (molto frequentemente) a 3 (raramente 4) e sono privi di pelo e piccolissimi: il loro peso si aggira intorno ai 300 - 400 gr. Ma (come tutto in natura) anche questo non è un caso. Il punto rimane sempre la sopravvivenza al letargo, durante il quale l'unico alimento è il latte materno prodotto con il grasso accumulato durante l'autunno.
Ad aprile - maggio madre e prole lasciano la tana (i maschi sono già in giro da tempo) e rimarranno assieme per due anni.... poi il ciclo ricomincerà.
DOVE VIVEVANO E DOVE VIVONO
Fino a quando le foreste d'Europa rimasero degne di tale nome, l'Orso era un animale comune. Ora vive in quelle foreste che rimangono, in Russia ed in Scandinavia, ma si calcola che non superi le 6000 unità e, se questo è un numero irrisorio, figuriamoci cosa sono le 450 - 550 unità presumibilmente presenti nella zona "ricca" più vicina a noi, la Slovenia.
Per questo motivo l'Orso Bruno è stato catalogato come “Specie di fauna rigorosamente protetta” sin dalla Convenzione di Berna del 1979.
La situazione in Italia, ma anche nei Paesi con noi confinanti, è decisamente seria e su tutto l'arco alpino si ariva a malapena alle 60 unità, concentrate per lo più (si parla di una trentina di individui) nelle Alpi Nord-Orientali grazie alla vicinanza con la Slovenia, ma, ad esempio, dal Parco Nazionale dello Stelvio è scomparso del tutto.
Nelle Alpi centrali, nel Parco Adamello-Brenta è stato dato il via ad un progetto con il quale si spera di evitare la scomparsa dell'Orso dal Trentino, con l'immissione nel territorio di 15 plantigradi.
Maggiore la presenza dell'Orso, invece, sugli Appennini. In Abruzzo la densità stimata è di un soggetto ogni 25 kmq, ma in questi luoghi il pericolo incombente è il bracconaggio che provoca la morte di ben 36 animali su 100.
SCOIATTOLO ROSSO

In zoologia:
Tipo: Cordati
Sottotipo: Vertebrati
Superclasse: Tetrapodi
Classe: Mammiferi
Ordine: Roditori
Famiglia: Sciuridi
Genere: Sciurini
Specie: Scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris)
Nella "Lista rossa" per il 2006 della IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), tra le 16.119 specie a rischio di estinzione, sorprendentemente compare anche lo Scoiattolo rosso, oltre ad altri animali sorpresa nella Lista rossa ci sono animali che ancora consideriamo comuni come il ghiro e molte specie di pipistrelli.
Per lo Scoiattolo l'ultimo pericolo in ordine di tempo ed anche il più pressante è rappresentato dall'introduzione dello Scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis) proveniente dal Nord America e presente in Gran Bretagna sin dall'Ottocento. Le due razze non convivono e dove compare il più massicco Scoiattolo grigio lo Scoiattolo rosso è destinato a scomparire. Difficili le scelte da attuare e difficile anche da parte di tutte quelle istituzioni che difendono l'Ambiente e la Natura prendere una posizione.
COM'E' FATTO
Lungo circa circa 25 cm, con una fluente coda di altri 20 cm, che ha sia la funzione di bilanciarlo nei salti che di scaldarlo, avvolgendolo, durante la stagione rigida, ed un peso di 230 -480 g., è caratterizzato da un particolare dismorfismo stagionale e climatico fa variare il colore del suo pelo dal rosso al grigio fino ad una tonalità che si avvicina al nero: in genere i colori più chiari sono riscontrati d'estate e negli individui che vivono al nord, durante i periodi invernali anche questi esemplari sfoggiano un manto nettamente più scuro, ma non arrivano mai alle colorazioni degli individui che stanziano al sud. Ventre e le parti inferiori rimangono sempre nettamente più chiare.
Sempre presenti, invece, i lunghi ciuffi di peli sulle orecchie. La forma è snella, con arti anteriori più corti dei posteriori che sono strutturati perfettamente per i salti. Arrampicatore incredibile, riesce nelle sue imprese anche grazie agli artigli aguzzi e ricurvi di cui è dotata. Inoltre non c'è alcuna differenza di stazza tra maschio e femmina.
NEMICI NATURALI
Vista la sua modesta taglia, lo Scoiattolo rosso è tra le prede preferite di vari predatori, dal falco al gatto selvatico alla volpe. Il più temuto, però, è la martora che, grazie alle sue doti di arrampicatrice, riesce ad inseguirlo fino nel nido.
DI COSA SI NUTRE
Si nutre di ghiande, faggiole, nocciole, noci e semi in genere, gemme e ramoscelli di pini, larici o abeti, ma non disdegna uova, piccoli uccelli ed insetti.
Previdentissimo, se ha a disposizione una quantità di cibo eccessiva ne ricovera immediatamente una parte in cavità degli alberi o in buche che scava appositamente. E' una pura questione di sopravvivenza, visto che il periodo cruciale per questo animaletto è l'inverno durante il quale muoiono ben il 75 - 85% dei nuovi nati ed il 50% degli individui che lo attraversano per la seconda volta.
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Non esiste vista sociale e, quindi, neppure vita di coppia per gli Scoiattoli: durante la stagione degli amori, che ha inizio in primavera, i maschi inseguono le femmine sperando di riuscire ad accoppiarsi almeno con una di esse. Come in molte altre specie il maschio dominante, quello più grosso e resistente, ha le maggiori possibilità di successo.
Quindi è la femmina ad occuparsi della preparazione del nido, utilizzandone di abbandonati o costruendone uno nuovo nella cavità di qualche albero. Poi la gestazione lunga quasi cinque settimane e la nascita di un numero tra i 3 ed i 7 piccoli. In estate la femmina è di nuovo pronta per la seconda nidiata stagionale.
E' solo la madre ad occuparsi dei piccoli che nascono ciechi, sordi e con un peso che si aggira tra i 10 ed i 15 g. Dopo una ventina di giorni ai cuccioli inizia a crescere il pelo e poi iniziano a vedere. La dentatura si sviluppa completamente dopo 42 giorni e solo a questo punto il piccolo potrà nutrirsi di cibi solidi che inizierà a cercarsi anche da solo.
La vita media di uno Scoiattolo rosso è di 3 anni, mentre in cattività può raggiungere i 10.
DOVE VIVE (ancora)
Per prima cosa "DA QUANDO" vive.... sono stati, infatti, ritrovati dei reperti fossili che attestano la sua esistenza già nel Pleistocene medio-superiore (400.000 –700.000 anni fa).
Il suo habitat preferito sono i boschi di conifere o di caducifoglie, ma frequenta anche i parchi ed i giardini delle nostre città.
Specie autoctona europea, è possibile trovarlo in tutta l'Eurasia, in Asia settentrionale fino alla Kamciatka, in Corea e sull'isola di Hokkaido in Giappone. Ma il territorio dov'è presente, malgrado ciò che sembra, si è decisamente rimpicciolito negli ultimi anni ed in Inghilterra è ormai in serio pericolo la sua presenza.
Dicevamo che il maggior pericolo, attualmente, deriva dalla presenza sempre più pressante dello Scoiattolo grigio, ma non vanno trascurati, tra i motivi di possibile estinzione, anche le zone boschive sempre più ristrette, le sostanze chimiche che, usate in agricoltura, spesso diventano il motivo della sua morte. Fortunatamente già dal 1977 la caccia a questo splendido roditore è stata messa al bando.
Fonte :
Perfavore,
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L'UOMO STA UCCIDENDO IL PIANETA
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