Metal Gear Solid V: The Phantom Pain

#Jason

Utente Guru
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29 Giugno 2008
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Nome
Metal Gear Solid V: The Phantom Pain

Scheda generale
Piattaforma: PC, PS4, XO, PS3, X360
Genere: Azione, Avventura
Multiplayer: Sì
PEGI: 18

Scheda tecnica
Sviluppatore: A Hideo Kojima Game
Editore: Konami Digital Entertainment
Lingua: Audio inglese, sottotitoli multilingua
Prezzo indicativo: 59,99€

---------------

REQUISITI DI SISTEMA (MINIMI):

OS: Windows 7x64, Windows 8x64 (64-bit OS Required)
Processore: Intel Core i5-4460 (3.40 GHz) or better; Quad-core or better
Memoria: 4 GB RAM
Scheda grafica: NVIDIA GeForce GTX 650 (2GB) or better (DirectX 11 card Required)
DirectX: Version 11
Hard Drive: 28 GB available space
Scheda audio: DirectX 9.0c compatible sound card

Game play
Il termine di una saga fa sempre riflettere ed emozionare, che voi l'abbiate giocata o meno. È il finale di qualcosa ed, in questo caso, di un percorso che dura da quasi trent'anni. Quando sentite parlare di Metal Gear, ovviamente, qualcosa si muove all'interno della vostra mente, del vostro 'io videoludico', che siate fan o meno. Parallelamente a questo, il nome di Hideo Kojima, il creatore di tutta la saga, vi dovrebbe venire in mente molto più velocemente del nome della vostra ex ragazza. Lui, il team alle sue spalle e, purtroppo, Konami, sono stati l'emblema della nascita del videogioco per come lo conosciamo oggi, del suo sviluppo a "mezzo" per creare cultura, filosofia, morale, con il binomio videogioco/sentimento che, ancora oggi, è cosa rara. C'è chi lo ha amato e c'è chi, invece, non lo ha mai sopportato: è innegabile, tuttavia, l'importanza che ha avuto ed avrà il franchise Metal Gear per gli sviluppatori passati e futuri. Cercheranno di eguagliarlo, di imitarlo, ci hanno provato, ci proveranno. Hideo Kojima è un genio che non può essere duplicato: "The Phantom Pain" è l'ultimo, l'ultimissimo capitolo della SUA saga, che chiude il SUO cerchio, ridefinisce la SUA storia, va a chiarire alcuni punti bui della SUA trama (già di per sé difficile), che è però riuscito a condividere con i SUOI fan, che lo adorano proprio per questo. La sua vicinanza al pubblico è tale da renderlo quasi un eroe agli occhi dei videogiocatori. Sarà stato altrettanto buono e attento con i suoi supporter in questo Metal Gear Solid V: The Phantom Pain?

"KEPT YOU WAITING, HUH?"

Anzitutto, per comprendere appieno la trama di The Phantom Pain, o individuarlo a livello di "lore" (universo di gioco), è sufficiente rigiocare o informarsi sui capitoli precedenti: in ordine di timeline, Metal Gear Solid 3: Snake Eater, Metal Gear Solid: Peace Walker e Metal Gear Solid V: Ground Zeroes. Proprio dopo gli eventi accaduti in quest'ultimo capitolo (che è un prologo dalla durata breve), Big Boss (o Venom Snake, come viene chiamato) si risveglia da un coma che lo ha tenuto fermo per nove anni. La vicenda inizia a farsi interessante proprio quando alcune entità sovrumane, dotate di poteri paranormali, cercheranno di uccidere Big Boss proprio all'interno dell'ospedale, con quest'ultimo che ancora fatica a camminare. Il livello di direzione di questo "Episodio 0" è, forse, uno dei migliori che Kojima abbia mai raggiunto: l'ansia, la frenesia, il montaggio, la telecamera fan sì che la quiete del protagonista sia decisamente capovolta nel giro di pochi attimi. La tematica alla base di questo nuovo Metal Gear è chiara: vendicarsi di ciò che è accaduto in Ground Zeroes, dell'attacco subito alla "Mother Base" (una sorta di HQ in mezzo alle Seychelles) da parte del nuovo antagonista "Skull Face", del fallimento della missione e del suo gruppo, i "Militaires Sans Frontières" (che, dopo il ritorno di Big Boss, prenderanno il nome di "Diamond Dogs"). Tutto questo odio è presente nel personaggio di Snake, sia a livello psicologico, sia a livello fisico. I danni subiti dopo l'esplosione di nove anni prima sono ben visibili sul suo corpo: sul capo, un pezzo di elicottero che gli trapassa il cranio; vicino al cuore, un frammento che gli ha lesionato il muscolo. Eppure, dopo un prologo così pieno di azione, la storia si spegne. Quando si entra nel vivo di Metal Gear Solid 5, la trama assume un aspetto troppo secondario, un qualcosa che non si è mai visto in nessun'altro capitolo della saga. Viene, invece, messo alla luce il gameplay rivoluzionario, che si dirama in due fasi distinte. La prima è quella dell'Open World, delle missioni, dell'infiltrazione, degli obiettivi da raggiungere; la seconda, è la gestione della propria Mother Base, con mille personalizzazioni, gadget da sbloccare, miglioramenti, staff e tanto altro.

UN GAMEPLAY RIVOLUZIONATO

Analizziamo bene entrambe le sezioni di gioco di questo nuovo The Phantom Pain. Dopo l'Episodio 0, il prologo, veniamo catapultati all'interno della vera essenza di questo nuovo capitolo. Non vi sono più sezioni guidate dalla trama, dallo sviluppo narrativo, bensì da una vera e propria lista di missioni che ci vengono affidate, visto che siamo il leader di un gruppo che interviene in situazioni poco piacevoli. E il videogioco prosegue così, con qualche accenno alla storia al termine di alcune missioni, in cui gli eventi narrativi non soddisfano appieno quelle che erano le aspettative. Ed è proprio quando compare la trama che Kojima dà il meglio di sé, ma poi il tutto ritorna al gameplay e l'intreccio viene frammentato, viene decisamente spento. Ma la delusione viene subito limata dalla vera e propria perfezione che si può trovare in The Phantom Pain: il modo in cui le missioni possono essere giocate. Il gameplay è praticamente e teoricamente illimitato, grazie all'apporto dell'Open World (sebbene non si possa dire che sia un MONDO APERTO, bensì una MAPPA APERTA) che rende vario l'approccio agli obiettivi; gli strumenti, i gadget e gli "aiutanti", ognuno con abilità e peculiarità singolari. Questi, selezionabili prima di entrare sul campo di battaglia, sono tre: Quiet, il cecchino, D-Dog e un cavallo, sbloccabili solo e unicamente dopo determinate missioni o svolgendo delle quest secondarie, le "Side Ops", trovabili anche in alcuni punti dell'area esplorabile. Niente radar, solo binocolo: questo sarà il vostro strumento preferito, poiché potrete segnare i nemici sul vostro schermo. Altra caratteristica importante è quella di poter TRASPORTARE soldati e animali alla vostra Mother Base. I militari che catturerete, ad esempio, potranno essere utilizzati come vostra milizia, e inseriti nello staff del vostro quartier generale, ognuno con caratteristiche ed abilità precise. Come detto precedentemente, tra una missione e l'altra, vi è la possibilità di personalizzare AL MASSIMO il proprio centro di comando, la "Mother Base": nel suo aspetto, nelle sue funzioni (che porteranno anche modifiche al gameplay), nel suo staff, nelle sue difese. Da sottolineare come tutta questa libertà sia strettamente collegata al comparto multiplayer di The Phantom Pain, in cui ognuno avrà un proprio HQ personale, difendibile ed attaccabile da qualsiasi giocatore. Tuttavia, i server di Konami sono ancora chiusi, quindi non c'è ancora possibilità di provarlo.

LA SECONDA PARTE DI THE PHANTOM PAIN

Possiamo anche dire che tutto questo quinto capitolo si divide in due filoni: il primo consta di tutto ciò che ho appena affermato. Missioni, obiettivi, personalizzazione della Mother Base, miglioramenti dell'equipaggiamento di Snake, missioni, obiettivi, Mother Base, un po' di trama, e così via. Al termine del primo capitolo (dopo una boss fight), c'è qualcosa che non quadra. La seconda parte di The Phantom Pain è, essenzialmente, un ripetersi delle missioni già completate, con l'unica differenza che a queste sono stati abilitati diversi modificatori: queste nuove "regole" di gameplay impongono il giocatore a non poter essere scoperto assolutamente (modificatore Full Stealth), a non avere equipaggiamento iniziale (Subsistance), o un livello di difficoltà ancora più elevato, senza equipaggiamento e senza la possibilità di farsi individuare (Extreme). Da un lato, questo porta ad un nuovo punto di vista, all'esagerazione, allo sfinimento e alla voglia di superarsi, degno di uno Snake; dall'altro, è un qualcosa di frustrante, di ripetitivo, che potrebbe allontanare alcuni giocatori non troppo vicini alla saga, poiché si vanno a ripetere missioni e location già di per sé sorpassate, con alcuni obiettivi che si modificano, in cui bisogna oltretutto riguardare delle cutscene simili. Tutto questo poi porta al finale che, grazie al tocco Kojima, può essere sbloccato nella sua "vera forma" solamente in un modo preciso, dettagliato e nascosto, ma raggiungibile grazie all'interessamento del giocatore verso le cassette audio che possono essere ascoltate nel menù, o a tanti altri suggerimenti sparsi qua e là all'interno di The Phantom Pain. Un folle gesto che, nonostante la diatriba con Konami, sintetizza come questo quinto capitolo di Metal Gear Solid non abbia perso l'impronta del suo pazzo ideatore.

Grafica
Il FOX Engine dà, assolutamente, il meglio di sé. La grafica è sicuramente il punto forte di The Phantom Pain, arrivando ad un livello di fotorealismo ineccepibile. La cura per il dettaglio di Kojima è riflesso ed espresso anche nel motore di gioco e, soprattutto, nella visione totale e visiva del suo titolo: ogni animazione è stata effettuata e modellata tramite motion capture, che sia fisica o facciale; i piccolissimi dettagli sparsi per la vasta mappa, la posizione esatta di ogni punto strategico, i giochi d'ombra, le luci, la pulizia dell'immagine, la profondità di campo, la telecamera, la carenza di bug grafici. Nota dolente sono le texture, che peccano di minuzioso dettaglio proprio perché limitate dalla natura cross-gen di The Phantom Pain.

Trailer
[YT]A9JV0EvCkMI[/YT]

Immagini:
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Audio
Come sempre, anche il comparto audio è parte integrante dell'esperienza Metal Gear. La scelta di brani anni '70/'80 da parte di Kojima è, sì, manifestazione del suo interesse per il cinema degli anni d'oro, ma è anche un'importante sintesi di come voglia concatenare ogni aspetto del suo videogioco. I titoli di alcuni brani, il loro testo, molto spesso sono inseriti in punti strategici, tanto da essere riflesso di sentimenti dei personaggi presi in considerazione in quello stesso momento, o la chiave di lettura di ciò che accade nel mondo di The Phantom Pain. Il doppiaggio in inglese è incredibile, con Kiefer Sutherland (attore protagonista di 24) che doppia Snake. Alcuni problemi di localizzazione italiana, che storpiano (e non poco) il senso di alcuni testi o audio presenti nel gioco.

Commento
Metal Gear Solid V: The Phantom Pain è un gioco dalle grandi meccaniche, dall'immenso gameplay, dalle mille possibilità. Si ritorna nei panni di Big Boss, si ritorna nel vivo della storia di Kojima. Ma non riesce ad esplodere. Non riesce a soddisfare a pieno quelle che erano le aspettative dei fan. Dimenticatevi la narrazione alla Metal Gear Solid 3: Snake Eater ed aspettatevi un mondo di gioco più diretto verso l'azione, verso lo spionaggio, verso la personalizzazione. L'antagonista è una figura che appare piatta, così come è lineare tutta la trama, che non riesce a fuoriuscire come ci si aspetterebbe. È un'opera folle, in cui traspare tutta l'energia culturale, filosofica, morale che Kojima stesso vuole riflettere nei suoi fan. Chiede ai suoi supporters "Vi è piaciuto? Vi sta piacendo?", per paura che abbia fallito. Si ripete spesso che non può giocare al suo videogame, proprio perché lo cambierebbe tutto, ancora e ancora. E questo basta a dimostrarvi quanto lui sia soddisfatto del suo prodotto. Il voler cambiare non è tanto una nota dolente, quanto una prima espressione del suo lato artistico. Metal Gear Solid V deve essere preso per come è adesso, per i suoi lati negativi e positivi, per la sua veridicità che arriva a vette fantascientifiche, per la sua esagerata voglia di creare scompiglio nel giocatore. E ci è riuscito benissimo, perché questo non è un'opera normale, è un "A Hideo Kojima Game".

Voti
Grafica: 9.5
Audio: 9.5
Longevità: 8
Giocabilità: 9

---------------

10hj804.png
PRO:
- Mastodontico, immenso e infinito
- Tantissima personalizzazione e tantissime cose da fare
- Regia perfetta
- Prologo e finale da brivido...

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CONTRO:
- ...ma pochissima storia nel gameplay vero e proprio
- La scelta di dover rivivere le missioni della prima parte nel secondo capitolo, che abbassano il livello di tensione e di adrenalina

Voto finale
9


 
Spero di acquistarlo quando metteranno gli sconti di Natale (60 EURI so troppi per un videogioco, anche se si parla di MGS) :soso:

PS: Bella recensione ;)
 
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Nome
Metal Gear Solid V: The Phantom Pain

Scheda generale
Piattaforma: PC, PS4, XO, PS3, X360
Genere: Azione, Avventura
Multiplayer: Sì
PEGI: 18

Scheda tecnica
Sviluppatore: A Hideo Kojima Game
Editore: Konami Digital Entertainment
Lingua: Audio inglese, sottotitoli multilingua
Prezzo indicativo: 59,99€

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REQUISITI DI SISTEMA (MINIMI):

OS: Windows 7x64, Windows 8x64 (64-bit OS Required)
Processore: Intel Core i5-4460 (3.40 GHz) or better; Quad-core or better
Memoria: 4 GB RAM
Scheda grafica: NVIDIA GeForce GTX 650 (2GB) or better (DirectX 11 card Required)
DirectX: Version 11
Hard Drive: 28 GB available space
Scheda audio: DirectX 9.0c compatible sound card

Game play
Il termine di una saga fa sempre riflettere ed emozionare, che voi l'abbiate giocata o meno. È il finale di qualcosa ed, in questo caso, di un percorso che dura da quasi trent'anni. Quando sentite parlare di Metal Gear, ovviamente, qualcosa si muove all'interno della vostra mente, del vostro 'io videoludico', che siate fan o meno. Parallelamente a questo, il nome di Hideo Kojima, il creatore di tutta la saga, vi dovrebbe venire in mente molto più velocemente del nome della vostra ex ragazza. Lui, il team alle sue spalle e, purtroppo, Konami, sono stati l'emblema della nascita del videogioco per come lo conosciamo oggi, del suo sviluppo a "mezzo" per creare cultura, filosofia, morale, con il binomio videogioco/sentimento che, ancora oggi, è cosa rara. C'è chi lo ha amato e c'è chi, invece, non lo ha mai sopportato: è innegabile, tuttavia, l'importanza che ha avuto ed avrà il franchise Metal Gear per gli sviluppatori passati e futuri. Cercheranno di eguagliarlo, di imitarlo, ci hanno provato, ci proveranno. Hideo Kojima è un genio che non può essere duplicato: "The Phantom Pain" è l'ultimo, l'ultimissimo capitolo della SUA saga, che chiude il SUO cerchio, ridefinisce la SUA storia, va a chiarire alcuni punti bui della SUA trama (già di per sé difficile), che è però riuscito a condividere con i SUOI fan, che lo adorano proprio per questo. La sua vicinanza al pubblico è tale da renderlo quasi un eroe agli occhi dei videogiocatori. Sarà stato altrettanto buono e attento con i suoi supporter in questo Metal Gear Solid V: The Phantom Pain?

"KEPT YOU WAITING, HUH?"

Anzitutto, per comprendere appieno la trama di The Phantom Pain, o individuarlo a livello di "lore" (universo di gioco), è sufficiente rigiocare o informarsi sui capitoli precedenti: in ordine di timeline, Metal Gear Solid 3: Snake Eater, Metal Gear Solid: Peace Walker e Metal Gear Solid V: Ground Zeroes. Proprio dopo gli eventi accaduti in quest'ultimo capitolo (che è un prologo dalla durata breve), Big Boss (o Venom Snake, come viene chiamato) si risveglia da un coma che lo ha tenuto fermo per nove anni. La vicenda inizia a farsi interessante proprio quando alcune entità sovrumane, dotate di poteri paranormali, cercheranno di uccidere Big Boss proprio all'interno dell'ospedale, con quest'ultimo che ancora fatica a camminare. Il livello di direzione di questo "Episodio 0" è, forse, uno dei migliori che Kojima abbia mai raggiunto: l'ansia, la frenesia, il montaggio, la telecamera fan sì che la quiete del protagonista sia decisamente capovolta nel giro di pochi attimi. La tematica alla base di questo nuovo Metal Gear è chiara: vendicarsi di ciò che è accaduto in Ground Zeroes, dell'attacco subito alla "Mother Base" (una sorta di HQ in mezzo alle Seychelles) da parte del nuovo antagonista "Skull Face", del fallimento della missione e del suo gruppo, i "Militaires Sans Frontières" (che, dopo il ritorno di Big Boss, prenderanno il nome di "Diamond Dogs"). Tutto questo odio è presente nel personaggio di Snake, sia a livello psicologico, sia a livello fisico. I danni subiti dopo l'esplosione di nove anni prima sono ben visibili sul suo corpo: sul capo, un pezzo di elicottero che gli trapassa il cranio; vicino al cuore, un frammento che gli ha lesionato il muscolo. Eppure, dopo un prologo così pieno di azione, la storia si spegne. Quando si entra nel vivo di Metal Gear Solid 5, la trama assume un aspetto troppo secondario, un qualcosa che non si è mai visto in nessun'altro capitolo della saga. Viene, invece, messo alla luce il gameplay rivoluzionario, che si dirama in due fasi distinte. La prima è quella dell'Open World, delle missioni, dell'infiltrazione, degli obiettivi da raggiungere; la seconda, è la gestione della propria Mother Base, con mille personalizzazioni, gadget da sbloccare, miglioramenti, staff e tanto altro.

UN GAMEPLAY RIVOLUZIONATO

Analizziamo bene entrambe le sezioni di gioco di questo nuovo The Phantom Pain. Dopo l'Episodio 0, il prologo, veniamo catapultati all'interno della vera essenza di questo nuovo capitolo. Non vi sono più sezioni guidate dalla trama, dallo sviluppo narrativo, bensì da una vera e propria lista di missioni che ci vengono affidate, visto che siamo il leader di un gruppo che interviene in situazioni poco piacevoli. E il videogioco prosegue così, con qualche accenno alla storia al termine di alcune missioni, in cui gli eventi narrativi non soddisfano appieno quelle che erano le aspettative. Ed è proprio quando compare la trama che Kojima dà il meglio di sé, ma poi il tutto ritorna al gameplay e l'intreccio viene frammentato, viene decisamente spento. Ma la delusione viene subito limata dalla vera e propria perfezione che si può trovare in The Phantom Pain: il modo in cui le missioni possono essere giocate. Il gameplay è praticamente e teoricamente illimitato, grazie all'apporto dell'Open World (sebbene non si possa dire che sia un MONDO APERTO, bensì una MAPPA APERTA) che rende vario l'approccio agli obiettivi; gli strumenti, i gadget e gli "aiutanti", ognuno con abilità e peculiarità singolari. Questi, selezionabili prima di entrare sul campo di battaglia, sono tre: Quiet, il cecchino, D-Dog e un cavallo, sbloccabili solo e unicamente dopo determinate missioni o svolgendo delle quest secondarie, le "Side Ops", trovabili anche in alcuni punti dell'area esplorabile. Niente radar, solo binocolo: questo sarà il vostro strumento preferito, poiché potrete segnare i nemici sul vostro schermo. Altra caratteristica importante è quella di poter TRASPORTARE soldati e animali alla vostra Mother Base. I militari che catturerete, ad esempio, potranno essere utilizzati come vostra milizia, e inseriti nello staff del vostro quartier generale, ognuno con caratteristiche ed abilità precise. Come detto precedentemente, tra una missione e l'altra, vi è la possibilità di personalizzare AL MASSIMO il proprio centro di comando, la "Mother Base": nel suo aspetto, nelle sue funzioni (che porteranno anche modifiche al gameplay), nel suo staff, nelle sue difese. Da sottolineare come tutta questa libertà sia strettamente collegata al comparto multiplayer di The Phantom Pain, in cui ognuno avrà un proprio HQ personale, difendibile ed attaccabile da qualsiasi giocatore. Tuttavia, i server di Konami sono ancora chiusi, quindi non c'è ancora possibilità di provarlo.

LA SECONDA PARTE DI THE PHANTOM PAIN

Possiamo anche dire che tutto questo quinto capitolo si divide in due filoni: il primo consta di tutto ciò che ho appena affermato. Missioni, obiettivi, personalizzazione della Mother Base, miglioramenti dell'equipaggiamento di Snake, missioni, obiettivi, Mother Base, un po' di trama, e così via. Al termine del primo capitolo (dopo una boss fight), c'è qualcosa che non quadra. La seconda parte di The Phantom Pain è, essenzialmente, un ripetersi delle missioni già completate, con l'unica differenza che a queste sono stati abilitati diversi modificatori: queste nuove "regole" di gameplay impongono il giocatore a non poter essere scoperto assolutamente (modificatore Full Stealth), a non avere equipaggiamento iniziale (Subsistance), o un livello di difficoltà ancora più elevato, senza equipaggiamento e senza la possibilità di farsi individuare (Extreme). Da un lato, questo porta ad un nuovo punto di vista, all'esagerazione, allo sfinimento e alla voglia di superarsi, degno di uno Snake; dall'altro, è un qualcosa di frustrante, di ripetitivo, che potrebbe allontanare alcuni giocatori non troppo vicini alla saga, poiché si vanno a ripetere missioni e location già di per sé sorpassate, con alcuni obiettivi che si modificano, in cui bisogna oltretutto riguardare delle cutscene simili. Tutto questo poi porta al finale che, grazie al tocco Kojima, può essere sbloccato nella sua "vera forma" solamente in un modo preciso, dettagliato e nascosto, ma raggiungibile grazie all'interessamento del giocatore verso le cassette audio che possono essere ascoltate nel menù, o a tanti altri suggerimenti sparsi qua e là all'interno di The Phantom Pain. Un folle gesto che, nonostante la diatriba con Konami, sintetizza come questo quinto capitolo di Metal Gear Solid non abbia perso l'impronta del suo pazzo ideatore.

Grafica
Il FOX Engine dà, assolutamente, il meglio di sé. La grafica è sicuramente il punto forte di The Phantom Pain, arrivando ad un livello di fotorealismo ineccepibile. La cura per il dettaglio di Kojima è riflesso ed espresso anche nel motore di gioco e, soprattutto, nella visione totale e visiva del suo titolo: ogni animazione è stata effettuata e modellata tramite motion capture, che sia fisica o facciale; i piccolissimi dettagli sparsi per la vasta mappa, la posizione esatta di ogni punto strategico, i giochi d'ombra, le luci, la pulizia dell'immagine, la profondità di campo, la telecamera, la carenza di bug grafici. Nota dolente sono le texture, che peccano di minuzioso dettaglio proprio perché limitate dalla natura cross-gen di The Phantom Pain.

Trailer
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Audio
Come sempre, anche il comparto audio è parte integrante dell'esperienza Metal Gear. La scelta di brani anni '70/'80 da parte di Kojima è, sì, manifestazione del suo interesse per il cinema degli anni d'oro, ma è anche un'importante sintesi di come voglia concatenare ogni aspetto del suo videogioco. I titoli di alcuni brani, il loro testo, molto spesso sono inseriti in punti strategici, tanto da essere riflesso di sentimenti dei personaggi presi in considerazione in quello stesso momento, o la chiave di lettura di ciò che accade nel mondo di The Phantom Pain. Il doppiaggio in inglese è incredibile, con Kiefer Sutherland (attore protagonista di 24) che doppia Snake. Alcuni problemi di localizzazione italiana, che storpiano (e non poco) il senso di alcuni testi o audio presenti nel gioco.

Commento
Metal Gear Solid V: The Phantom Pain è un gioco dalle grandi meccaniche, dall'immenso gameplay, dalle mille possibilità. Si ritorna nei panni di Big Boss, si ritorna nel vivo della storia di Kojima. Ma non riesce ad esplodere. Non riesce a soddisfare a pieno quelle che erano le aspettative dei fan. Dimenticatevi la narrazione alla Metal Gear Solid 3: Snake Eater ed aspettatevi un mondo di gioco più diretto verso l'azione, verso lo spionaggio, verso la personalizzazione. L'antagonista è una figura che appare piatta, così come è lineare tutta la trama, che non riesce a fuoriuscire come ci si aspetterebbe. È un'opera folle, in cui traspare tutta l'energia culturale, filosofica, morale che Kojima stesso vuole riflettere nei suoi fan. Chiede ai suoi supporters "Vi è piaciuto? Vi sta piacendo?", per paura che abbia fallito. Si ripete spesso che non può giocare al suo videogame, proprio perché lo cambierebbe tutto, ancora e ancora. E questo basta a dimostrarvi quanto lui sia soddisfatto del suo prodotto. Il voler cambiare non è tanto una nota dolente, quanto una prima espressione del suo lato artistico. Metal Gear Solid V deve essere preso per come è adesso, per i suoi lati negativi e positivi, per la sua veridicità che arriva a vette fantascientifiche, per la sua esagerata voglia di creare scompiglio nel giocatore. E ci è riuscito benissimo, perché questo non è un'opera normale, è un "A Hideo Kojima Game".

Voti
Grafica: 9.5
Audio: 9.5
Longevità: 8
Giocabilità: 9

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PRO:
- Mastodontico, immenso e infinito
- Tantissima personalizzazione e tantissime cose da fare
- Regia perfetta
- Prologo e finale da brivido...

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CONTRO:
- ...ma pochissima storia nel gameplay vero e proprio
- La scelta di dover rivivere le missioni della prima parte nel secondo capitolo, che abbassano il livello di tensione e di adrenalina

Voto finale
9


Io invece avevo deciso di prenderlo per pc quando abbasserá il prezzo :|

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