Costa Concordia un anno dopo: è tutto come prima (o quasi)

Kabullino

Utente Master
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4 Aprile 2009
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Costa Concordia, un anno dopo la tragedia dell’Isola del Giglio che è costata la vita a 32 persone (vai allo SPECIALE), il relitto di quella nave gigantesca e maledetta è sempre lì, davanti al porticciolo. Trecento metri e 112 mila tonnellate di lamiere. Un mostro minaccioso che, a quanto pare, resterà lì fino al prossimo settembre. Almeno.

OPERAZIONE DIFFICILISSIMA – L’operazione per il rigalleggiamento è unica. La prima al mondo, con un costo che dovrebbe aggirarsi intorno ai 300 milioni di euro. La messa in sicurezza del relitto avverrà con una «palificazione in cemento armato» tra la nave e l’isola, l’installazione di un falso fondale sul lato sinistro tramite piattaforme subacquee rimovibili che poggeranno su pali in acciaio e che costituiranno la futura base di appoggio del relitto. Ma c’è di più. Una volta raddrizzata, tramite operazioni complicatissime, il relitto verrà trasportato nel porto di Piombino per essere smantellao. Al cantiere, oggi, lavorano 400 persone.

L’INCHIESTA CONTINUA – A condurre l’inchiesta è il pm Francesco Veruso entro febbraio al amssimo potrebbe chiedere il rinvio a giudizio per i 12 indagati. E conseguentemente il gup fissare l’udienza preliminare da marzo e aprile. L’accusato principale resta Francesco Schettino, il comandante della Concordia. Le accuse sono pesantissime: omicidio plurimo colposo, abbandono della nave e danno ambientale. Fu lui, come rappresentante della massima istituzione di comando della nave a decidere (o accettare la proposta) di eseguire quell’inchino maledetto che avvicinò la nave all’isola del Giglio.

LE PAROLE DEL PM – «Quello del comandante della nave da crociera fu un comportamento sconcertante», ha dichirato Veneruso, «è stato accertato che al momento dell’impatto il comandante era sulla plancia di comando, governava la nave con il timone a mano, come si fa, in genere, con una barchetta o un gommone sottocosta, senza una rotta tracciata». Gli avvocati di Schettino invece affermano, che fu il comanadante a salvare le vite di migliaia di persone con una manovra straordinaria che però, forse, non fu compresa dal timoniere indonesiano Jacob Rusli (uno degli indagati), che pare non capisse bene né l’inglese né l’italiano e durante la rotta aveva commesso altri errori.

GLI ALTRI INDAGATI - Indagati anche gli ufficiali Ciro Ambrosio, secondo di Schettino; il terzo ufficiale Silvia Coronica, Salvatore Ursino, in addestramento; il cartografo Simone Canessa; Roberto Bosio, comandante in seconda (che non presente); Andrea Bongiovanni; Manrico Giampedroni, il commissario celebrato come un eroe perché avrebbe salvato molte persone e con una gamba spezzata aspettò per ore i soccorsi al buio nella pancia della nave. Tre gli indagati dell’azienda Costa: il capo dell’unità di crisi Roberto Ferrarini; il vicepresidente Manfred Ursprunger; Paolo Parodi, membro dell’unità di crisi.

LA POSIZIONE DELLA COSTA CROCIERA – La Costa Crociere risulta parte offesa. Ma nelle pagine dell’inchiesta parte delle intercettazioni telefoniche e ambientali eseguite dai carabinieri di Grosseto vengono sollevati dubbi su una presunta ricerca di accordi per alleggerire le contestazioni tecniche sulla Concordia. Protagonisti sarebbero Costa Crociere, Capitaneria di porto, Fincantieri e il Rina, il registro italiano navale, l’organismo che rilascia i certificati di idoneità delle navi.


Fonte: oggi.it