delpiero.

Utente Strepitoso
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13 Luglio 2009
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ROMA, 21 maggio - Seguendo lo stesso percorso di Dino Zoff, anche Daniel Passarella si è riscoperto dirigente ed è passato dalla panchina alla scrivania: lo scorso 6 dicembre è diventato il presidente del River Plate. Una scelta di cuore, nel tentativo di riportare ai vertici il club di Buenos Aires. Ma anche una sfida ambiziosa che ha come obiettivo immediato quello di ristrutturare la società biancorossa e di renderla in grado di autofinanziarsi.

Passarella ha tante idee e qualche sogno. Tre gli obiettivi più affascinanti: riportare a casa Andres D’Alessandro, ora all’Internacional di Porto Alegre, e presentarsi al via del Torneo di Apertura con altre due stelle in prestito dalla Lazio e dalla Juventus, il portiere Juan Pablo Carrizo (cresciuto proprio nel River Plate) e il centrocampista Mauro German Camoranesi. Ma Passarella vuole ricostruire i “Millionarios” anche attraverso il rilancio del settore giovanile. Ecco perché, dopo aver esonerato Leonardo Astrada nella fase finale del Clausura, ha deciso di affidare la squadra ad Angel Cappa, esperienza e saggezza, 64 anni il prossimo 6 settembre, assistente in passato di Luis Cesar Menotti nella nazionale argentina e nel Penarol, e stretto collaboratore più avanti di Jorge Valdano al Tenerife e al Real Madrid. Una carriera che l’ha visto protagonista da allenatore anche alla guida del Racing Club e dell’Huracan, la sua ultima esperienza: oltretutto Cappa, in precedenza, aveva lavorato con successo in Spagna (Las Palmas), in Messico (Atlante), in Perù (Universitario) e in Sudafrica (Mamelodi Sundowns).

Il River Plate, negli ultimi mesi, ha deluso ed è stato contestato dai suoi tifosi. Non vince lo scudetto da due anni: l’ultimo trionfo risale al Clausura 2008. Cappa ha sempre fatto giocare bene le sue squadre e può diventare, in base alle previsioni di Passarella, un punto di riferimento per i giovani talenti. E il River Plate programma adesso il suo futuro confidando anche nella definitiva crescita di un centravanti che in Argentina viene paragonato a Hernan Crespo: si chiama Rogelio Funes Mori, ha diciannove anni anni (è nato a Mendoza il 3 maggio del 1991), e ha concluso l’ultimo campionato (il Clausura) firmando tre gol contro il Racing. Ha potenza e classe, è alto un metro e 85 (per 74 chili di peso), si libera degli avversari con rapidità e intelligenza, punta la porta con decisione, tira da ogni posizione e ha un diagonale che non perdona. Funes Mori fa già parte della nazionale argentina under 20, guidata da Sergio Batista, campione del Mondo nel 1986 in Messico con Diego Maradona e il ct Carlos Bilardo.

Funes Mori ha giocato appena diciannove partite da professionista con il River Plate, ma il suo nome è già finito sull’agenda dei grandi club: piace al Manchester United, è stato visionato dagli osservatori del Real Madrid, della Juventus, del Chelsea e del Barcellona. E prima ancora che le società più ricche si facessero avanti per questo centravanti, anche la Sampdoria si era mossa, provando a portarlo subito in Italia. Il River Plate, comunque, ha intenzione di trattenerlo in Argentina almeno fino alla prossima estate.
Il 6 dicembre del 2009 ha debuttato nel Torneo di Apertura scendendo in campo contro il Velez Sarsfield: è stato Leonardo Astrada a lanciarlo nella mischia. Il primo gol è arrivato alla sua terza presenza contro il Tigre. Quattro, invece, le reti che ha realizzato Funes Mori nell’ultimo Torneo di Clausura, la prima delle quali nel derby con il Boca Juniors. «Mi ricorda tanto Crespo», ha raccontato ai giornali di Buenos Aires l’ex laziale Matias Almeyda, che sarà uno dei pochi giocatori del River Plate a rinnovare il contratto in scadenza e a restare alla corte di Cappa.

Funes Mori è considerato il talento emergente del calcio argentino. Ha una storia curiosa: è nato a Mendoza, ma con la sua famiglia si è trasferito presto, da bambino, negli Stati Uniti, ad Arlington, nel Texas. Il papà ha fatto il calciatore nella Major League Soccer. Nel 2008, all’età di diciassette anni, ha partecipato a un reality show americano, “Sueño MLS”, assicurandosi la possibilità di entrare a far parte del vivaio dell’Fc Dallas. E’ stato in quel momento che il Chelsea, seguendo il consiglio di Jorge Avial, uno dei collaboratori più fidati di Roman Abramovich, ha tentato per la prima volta di tesserare Funes Mori. Ma nel 2009 il centravanti ha deciso di rientrare in Argentina e di legarsi al River Plate: a suggerire l’attaccante al club di Buenos Aires è stato il colombiano Oscar Pareja, allenatore dell’Fc Dallas ed ex centrocampista dell’Independiente di Medellin e del Deportivo Cali.

Arrivato al River Plate, Funes Mori è stato aggregato subito alla formazione Primavera, guidata da Juan Josè Borrelli, ex fantasista e dal 2004 tecnico a livello giovanile. In pochi mesi ha dimostrato di essere già pronto per il salto di qualità e ha piegato la diffidenza di tutti, evidenziando personalità, carattere e l’equilibrio giusto per proseguire la scalata. Funes Mori ha una tecnica elegante e una velocità esplosiva: in contropiede può fare la differenza, ma è bravo anche di testa e si esalta negli spazi stretti.

Fonte: Corrieredellosport