Los Roques, dieci squilli del cellulare di uno dei dispersi riaccendono il giallo

Kabullino

Utente Master
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4 Aprile 2009
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Los Roques, il giallo si riaccende. Una decina di squilli telefonici, seguiti dalla segreteria, e un messaggio di “Sono di nuovo raggiungibile. Chiama ora!” riaprono il caso di Vittorio Missoni. Sono gli squilli trasmessi domenica 6 gennaio dal telefono cellulare di proprietà di Elda Scalvenzi, moglie di Guido Foresti, che erano con Missoni e la compagna Maurizia Castiglioni a bordo del bimotore Britten Norman BN-2A Islander sparito il 4 gennaio scorso sulla rotta Los Roques-Caracas, a 10 miglia dalla capitale venezuelana. E si tratta di segni inequivocabili che confermano che quel cellulare non può essere sepolto in fondo all’oceano.

LE INDAGINI - Sulla vicenda stanno già indagando le procure di Brescia e Milano in coordinamento con il sostituto procuratore della Repubblica a Roma, Francesco Scavo.
L’incidente sulla rotta dei misteri -

I PARTICOLARI INEDITI RACCOLTI DA “OGGI” – Questi i particolari ricostruiti da Oggi. Domenica 6 gennaio, alle 10,30 da Londra, un amico dei quattro scomparsi, Renato, ha chiamato i telefonini di tutti e quattro. Quello di Elda Scalvenzi ha fatto registrare una decina di squilli a vuoto, poi è scattata la segreteria telefonica. Nessuno ha risposto. Sono stati vani, nei giorni successivi, i tentativi di riprendere la linea.
Sono dirottamenti a opera dei narcos? -

L’ALTRO SEGNALE – Quello di domenica è il secondo segnale di vita telefonico nel nuovo mistero di Los Roques: alcune ore dopo la scomparsa dei quattro, infatti, Pietro, il figlio maggiore dell’industriale bresciano Guido Foresti, ha ricevuto nel cuore della notte di sabato 5 gennaio, all’1 e 45, (ore 20,15 ora venezuelana, cioé nove ore dopo il decollo dell’aereo scomparso) un sms dal cellulare del padre Guido: “Sono di nuovo contattabile. Chiama ora”. Quindi anche quel telefonino non poteva essere sott’acqua, men che meno a 2000 metri di profondità come vuole la versione diffusa nell’ottavo giorno di indagini dalle autorità venezuelane.
Le incredibili coincidenze con il mistero di cinque anni fa

L’ESPERTO: “QUEI TELEFONI SONO A TERRA” – “Che i telefoni siano a terra è matematicamente certo perché un cellulare in acqua non emette segnali, non funziona e non riceve”, come ha precisato a Oggi Roberto Cusani, esperto di telecomunicazioni e docente di Ingegneria all’Università La Sapienza di Roma. “Quindi quei cellulari erano da un’altra parte ed erano vicini a un’antenna. Significa che qualcuno li stava usando. La storia si ripete”, aggiunge il docente, “perché nel 2008 esaminai una strisciata della Movistar (la compagnia telefonica venezuelana) sul tabulato del cellulare del copilota ritrovato dieci giorni dopo la sciagura a 300 chilometri di distanza. E quella strisciata parlava chiaro: alle 11.56 e alle 11.57 del 4 gennaio 2008 due chiamate erano partite da quel telefonino, destinate a due numeri diversi. Ma in quel momento Osmel Avila, il copilota, secondo i venezuelani doveva essere in fondo all’oceano da oltre due ore. Quindi qualcuno stava usando il suo telefono. E non era in mezzo al mare, ma vicino all’antenna di Gran Roque”.

L’IPOTESI DIROTTAMENTO – Per questo aumenta il sospetto che l’aereo con Vittorio Missoni non sia caduto, ma sia stato dirottato. Come molti dei 57 aerei scomparsi, con passeggeri ed equipaggio, in quel paese sudamericano negli ultimi 15 anni sulla rotta Los Roques – Caracas. Di quei 57 aerei due anni fa, incredibilmente, la polizia federale venezuelana ne ha ritrovati e sequestrati 28 in un capannone, trasformato in hangar clandestino, alla periferia di El Sombrero, un villaggio rurale a 230 chilometri da Caracas. “Abbiamo dato un duro colpo ai trafficanti di droga”, dichiarò allora Hedy Ramirez, segretario alla sicurezza e alla difesa dello Stato di Guarico. Perché furono trovate le prove che quei 28 aerei erano serviti per il trasporto della cocaina. Erano anche la prova che in Venezuela i piccoli velivoli, in grado di atterrare ovunque, vengono dirottati dai narcotrafficanti o da qualcuno che poi li cede ai signori della droga. Ma sono dirottati anche per i sequestri di persona, come potrebbe essere il caso di Missoni, grande firma del made in Italy: questi particolari affiorati nelle ultime ore inducono a una determinazione nel seguire anche la pista a terra.

CHE FINE HANNO FATTO I VIAGGIATORI? – Vittorio Missoni, la sua compagna e i suoi amici con i piloti potrebbero essere stati rapiti per chiedere un riscatto (come è già accaduto) o per chiedere in cambio la liberazione di prigionieri, com’è altrettanto accaduto in passato. Rapito da chi e perché, resta un mistero. Speriamo ancora per poco. Sul mistero indagano le procure di Brescia e Milano in coordinamento con il sostituto procuratore della Repubblica a Roma, Francesco Scavo.


Fonte: oggi.it