Racconto Horror

Zodd

Utente Medio
Autore del topic
2 Ottobre 2009
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Salve a tutti ragazzi, visto che non esiste una sezione appropriata volevo sapere il vostro parere su questo racconto :omg:

Parte uno.
Il rombo dei motori era quasi assordante, riecheggiava ovunque, correva veloce per la strada, si insinuava nelle vie, entrava nelle case, volava libero senza sosta.
Tutto si calmò di colpo, i cavalli di ferro che fino a poco fa erano i padroni dell'asfalto si fermarono in una minuscola piazzola, da una moto scese un ragazzo, si accese una sigarezza e inizio a strillare: "Maledizione, vuoi scendere o dobbiamo aspettare ancora?!"
Dal portone di ingresso spuntò un ragazzo, l'ultimo del gruppo, l'ultimo cavaliere, si avvicinò alla piazzola, salì in sella al suo "destriero" e si rivolse al ragazzo che si era sgolato nel chiamarlo:"Beh sono arrivato, dove dobbiamo andare, al solito posto?"
Un cenno del capo, fu la risposta di quel ragazzo; si rimise in sella e con un gesto della mano fece cenno a tutto il gruppo di seguirlo. Erano tornati i padroni dell'asfalto.
Dopo una mezz'ora buona di strada, il gruppo si fermò nel cortile di un alberghetto abbandonato, quello era "il solito posto".
Il loro divertimento consisteva appunto in questo; viaggiare di notte, padroni solo di se stessi, per arrivare in quel piccolo albergo, ormai chiuso da tempo per via di un incendio, voci strane giravano su quel luogo, un aria tetra lo avvolgeva, si poteva persino sentire l'odore di bruciato, l'odore del pericolo, l'odore della morte.
Ma loro di paura non ne avevano, o almeno questo è ciò che sostenevano, il pericolo li aiutava a sentirsi vivi, a scappare dalla solita apatia, la paura era il loro anestetico contro il mondo.
Il gruppo era composto da sette ragazzi e tre ragazze, il loro obiettivo di quella sera erano delle prove di coraggio, per dimostrare agli altri e anche a loro stessi che nulla poteva turbarli.
Un ragazzo fece cenno al gruppo di azzittirsi e iniziò a parlare.
"Ragazzi, questa sera vi ho portati qui perchè penso che sarà divertente, siamo stati ovunque in cerca di un po' di brivido, un po' di adrenalina, beh questo albergo è chiusa da circa dodici anni, dopo che un brutale incendio si portò via oltre che lo stesso albergo, la clientela, questo si che è un rapido check out!" <Azzardò come battuta il ragazzo>
Una risata dei suoi compagni coprì la sua voce.
"Silenzio! Fatemi concludere. L'albergo si divide su due piano superiori e uno inferiore, ho nascosto li dentro 5 teschietti, chi me ne porterà un numero maggiore potrà avere un bel premio in denaro, offerto da me ovviamente, ma questo non accadrà!"
"Perchè tanta sicurezza?"<Domandò il ragazzo ritardatario>
"Sapevo che TU me lo avresti chiesto, beh vedi Matteo, in quell'albergo non ci sono demoni, ne creature misteriose, in quell'albergo c'è la solitudine, un rancore accumulato dopo anni che sono convinto che vi opprimerà a tal punto che non resisterete. Ma ora muovetevi, non perdete tempo."
Detto questo, si accese una sigaretta e con uno strano ghigno, osservò i suoi compagni entrare dentro quell'albergo.

Parte due.
"Non si vede un accidente" <commentò spazientito Matteo>
"Beh io direi di dividerci e di dare un occhiata in giro, una volta trovati quei teschi potremmo andarcere."
Il gruppo si divise, sui due piani, il piano inferiore fu tralasciato.
Matteo, insieme ad altri tre ragazzi andò al piano superiore, deciso anche lui a dimostrare qualcosa.
La sensazione provata in quel momento era indescrivibile, un aria gelida, pungente come una lancia, colpiva la schiena dei ragazzi,
il piano sembrava immenso, corridoi pieni di porte, molte delle quali rase al suolo dall'incendio, solo una stanza era chiusa, la numero 14.
Uno dei ragazzi sfidò Matteo ad entrare dentro quella stanza e starci per più tempo possibile.
Il ragazzo accettò; mise la mano sul pomello e piano piano la aprì.
Un cigolio sinistro ruppe il silenzio, Matteo entro e si chiuse la porta alle spalle.
In quella stanza il silenzio era padrone di tutto, nessun rumore entrava o usciva da quella camera.
Il buio regnava, quel buio che ti attanaglia il cuore, quel buio che si tramuta in paura, terrore, potrebbe essere tutto.
Una stanza buia è il contenitore delle paure e delle angosce dell'uomo, dopo pochi minuti si scatena.
L'angoscia iniziò a prendere forma in Matteo, poteva sentire l'odore di bruciato di quel giorno, ma più di tutto le urla delle vittime riecheggiavano nella sua testa.
Matteo si butto a terra straziato da ciò che sentiva dentro, le lacrime rigarono il suo volto, si alzò di scatto per cercare la porta.
La paura era vivida in lui, preso dal panico inizio a tastare il muro in cerca della porta, afferò con forza il pomello e lo tirò a se!
La porta era bloccata, non si apriva e nonostante le sue urla nessuno poteva sentirlo.
Matteo era imprigionato in quella stanza, prigioniero del terrore e della solitudine.

Buona Notte :banana: