Raiola - Marotta: si chiude. Come giocherà la Juve di Ibra e Conte?

DarkPako

Utente Mitico
Autore del topic
25 Settembre 2008
7.435
79
Miglior risposta
0
Cinque squadre negli ultimi nove anni; 266 gol in 538 presenze in carriera nelle squadre di club; 32 in 42 nella stagione attuale; 32 anni ancora da compiere, 7 campionati vinti in Europa, Supercoppe varie e miriadi di assist vincenti per i compagni. Questo è il curriculum, in pochi ma ben limpidi numeri, di Zlatan Ibrahimovic: l'uomo chiesto da Antonio Conte per puntare anche alla Champions, dopo i due scudetti consecutivi.
La Juve, dalla sua, sa bene di poter sferrare il colpaccio, ed anche a stretto giro di posta. Le condizioni, peraltro, ci sono tutte: e sono peraltro le stesse alle quali Zlatan ed il suo storico manager Mino Raiola c'hanno abituato, nel corso dell'ultimo quinquiennio. Mal di pancia passeggeri, ritorni di fiamma prontamente smorzati, dichiarazioni sottili e poi ritrattate, lavori in corso che iniziano mesi prima, e che generalmente si concludono pochissimi giorni - se non ore - prima della chiusura delle finestre di mercato. Ed anche qui, inevitabilmente, la situazione non è cambiata.

Ibra a Parigi è ricco e felice (in attesa della consapevolezza delle fiscalità in essere oltralpe), ma la squadra non corrisponde alle sue ambizioni, nonostante la faraonica campagna acquisti dell'ultimo biennio e lo sbarco nei pressi dell'Eiffel di due mentori del calcio mondiale come Leonardo e Ancelotti. E per uno scudetto che, come da copione, aspetta solo la matematica per esser sancito, c'è anche una Champions - vero cruccio dello svedese - che, per quanto ben giocata, ancora una volta non ha portato i frutti sperati. Zlatan, tutto questo, lo sa.
In Francia ha fatto il suo dovere (in campionato viaggia ad una media di 1 gol a partita) ma adesso, a ridosso di quello che, probabilmente, sarà l'ultimo contratto della sua lunga carriera, la voglia di Coppa dalle grandi orecchie è troppa. A costo di doverci rimettere qualcosina. Otto milioni più bonus, come dicevamo ieri, all'anno, posono bastare. Non saranno i 13 che attualmente percepisce a Parigi, ma è vero anche che, a darglieli, sarebbe una certa Juventus.
La squadra che lo ha regalato al grande calcio, l'ha fatto conoscere in Italia, e che l'anno prossimo, per ovvi motivi, punterà come lui al trofeo per club più ambito. Le prime telefonate sono state già fatte, e sono state proprio queste a provocare le dichiarazioni che oggi 'Tuttosport' riporta: "Vinciamo lo scudetto, poi me ne vado in vacanza. Ma tanto a fine stagione me ne vado".
Gli fa eco, come sempre, il buon Mino, che solo poche ore fa ha confermato: "Se Zlatan se ne vuole andare non c’è niente da fare. E la Juve è l’unica squadra, in Italia, dove può andare Ibrahimovic".
Conte lo vuole; Zlatan lo vuole; la Juve lo vuole; il PSG recupererà un ingaggio faraonico e penserà a come sostituirlo degnamente (Cavani?); a Raiola importa poco, ma percepirà il solito bel bonifico in funzione dell'ennesimo trasferimento del suo assistito. Tutto, insomma, porta in una direzione: Ibra - Juventus è un vecchio divorzio consensuale già sull'orlo di ricomporsi, e le parti sono prossime alle seconde nozze. E poiché tutte le analisi portano a ciò, allora sarebbe bene, sin da ora, porsi una domanda: come giocherà la Juve di Conte e Ibrahimovic?
Il 3-5-1-1 utilizzato da mister Conte nelle ultime giornate, che spesso diventava 3-3-3-1, vista la propensione all'inserimento dei centrocampisti? Legato alla scarsa forma dei compagni di reparto di Vucinic, dicono alcuni. A quella, invece, ottima, delle mezzali, rispondono altri. Oppure alla necessità di non perdere contro le avversarie in un momento così delicato della stagione. E se invece l'esperimento fosse un semplice antipasto della Juve che sarà, con il solo Ibra a fare da bandiera e riferiento unico in avanti, con una costellazione di intermedi - Pogba, Vidal e Marchisio - a dargli man forte?

12827902.jpg


Da non escludere, sicuramente. Anche perché lo stesso Ibra ha più che notoriamente trasformato il suo modo di giocare, negli ultimi anni. Ed ha sempre reso al meglio quando, intorno a lui, s'è costruita l'intera manovra dal centrocampo in su. Per non parlare dello smisurato ego del gigante di Malmoe, forse unica caratteristica più vasta del suo bagaglio tecnico e che assai spesso lo porta a non dialogare in maniera idilliaca con i suoi compagni di reparto, soprattutto se simili (per motivi tecnici o caratteriali) a lui. Mirko Vucinic, in tal senso, non parrebbe il gemello del gol ideale: ma solo per questioni emozionali. Perché in campo, posta con il consueto 3-5-2, con Vucinic - Ibra (e magari Llorente, se necessario) in attacco, questa squadra potrebbe spaventare e non poco.

12827919.jpg


Infine ci sono i due vecchi amori tattici di mister Conte. Il suo storico 4-2-4, ad esempio. Nel quale Lichtsteiner tornerebbe al suo vecchio ruolo di terzino, Chiellini si sposterebbe in fascia, Vidal limiterebbe le sue scorribande offensive, limitandosi a dar man forte a Pirlo in mezzo al campo, e sugli esterni, ai margini del duo dei sogni, andrebbero collocati, giocoforza, due polmonari e duttili gioielli. Magari Marchisio, che in attacco ha sì giocato, seppur non esattamente in questa posizione, insieme al rientrante Pepe, il cui obiettivo è quello di mostrarsi pronto ai nastri di partenza della stagione 2013-2014, e verso il quale l'attenzione di Conte non s'è mai placata, nonostante il quasi 30enne d'Albano Laziale abbia praticamente saltato per intero questa stagione.

12827985.jpg


Ultima possibilità, il 4-3-3. Che consentirebbe, pur escludendo Asamoah, a garantire la contemporanea presenza di tutte e tre le mezzali d'oro insieme a Pirlo, e decentrerebbe leggermente Vucinic sul centrodestra, lasciando ad Ibrahimovic la piacevole libertà di far da fulcro.

12827994.jpg


Tutte soluzioni che, guarda caso, sembrano calzare a pennello allo svedese. Il cui secondo ritorno in Serie A sarebbe la giusta ciliegina sulla torta rispetto ad una carriera stellare. Esattamente quanto la Juve attuale. Quella che un top-player lo cerca, e da almeno 12 mesi. Esattamente quelli del digiuno di Ibra dall'Italia. Guarda tu, alle volte, le coincidenze.