Walter 22

Utente Senior
Autore del topic
19 Giugno 2007
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Finalmente ci siamo. Per ironia della sorte, un gioco che fa dello scorrere del tempo il suo principale punto focale ha impiegato molti mesi più del previsto prima di raggiungere gli scaffali dei negozi. È un anno e più che Timeshift stuzzica la curiosità dei videogiocatori, vediamo se riuscirà ad appagare i desideri dei più esigenti.

Una solida base tradizionale
Il titolo si fonda su una struttura tutto sommato molto classica. Vestiamo i panni di uno scienziato (la cui reale identità rimarrà misteriosa praticamente per tutto il gioco), equipaggiato con una tuta fantascientifica che gli consente di assorbire i colpi nemici, rigenerare la propria salute, perfino manipolare il tempo. Il tutto inserito in un mondo dominato da potenze politico-militari oppressive, soldati agguerriti, robottoni giganti. Resto volutamente sul vago per quanto riguarda la trama, banalmente perché non sembra essere il punto focale del gioco. Comandare un soldato intento a sparare e a uccidere nemici sarà la nostra occupazione principale. Dal punto di vista strettamente narrativo (dopo i vari Half Life, Gears Of War e F.E.A.R.) si poteva in effetti fare qualcosa di più.

Max Payne docet
Nei primissimi minuti di gioco, Timeshift sembra un normale FPS. Ma le cose cambiano quando cominciamo a usare le abilità della nostra super tuta. Il concetto di manipolazione temporale, reale o metaforica, è già stato usato in diversi giochi. Tutti, in questi casi, ricordano Max Payne, dove il cosiddetto “bullet time” consentiva di vedere rallentato il movimento dei nemici, resi così bersagli più facili.
Timeshift non porta alle estreme conseguenze questo processo, non riesce perciò a essere rivoluzionario, ma è anche vero che mette questa manipolazione temporale al centro del suo gameplay, e il risultato è più che soddisfacente. Teoricamente tutti gli scontri potrebbero essere affrontati senza l’ausilio dei poteri speciali. Ma in questo caso sopravvivere sarebbe davvero arduo. La nostra tuta ci dà la possibilità, a nostro piacimento, di rallentare, fermare o anche invertire il flusso del tempo. Possiamo decidere autonomamente cosa fare, oppure lasciare che la scelta del tipo di effetto venga effettuata dall’intelligenza artificiale della tuta, S.S.A.M.
Ovviamente i nostri poteri non sono illimitati: usarli consuma una barra di energia che una volta esaurita deve essere ricaricata per poter essere utilizzata nuovamente. La velocità di ricarica è ben calibrata, così da rendere i poteri utilizzabili di frequente ma senza eliminare il rischio di rimanere “a secco”.
Usare le abilità temporali è dannatamente divertente. Rallentare i nemici, o addirittura fermarli, ci consente di corrergli incontro per sparargli a bruciapelo, aspettando di vederli schizzare via non appena ripristiniamo il normale flusso cronologico. Spesso gli avversari sarebbero troppi per un solo uomo, pur considerando le ampie possibilità di riparo, e quindi l’uso dei poteri si fa praticamente indispensabile. Gli scontri a fuoco sono gestiti egregiamente, e l’azione è frenetica e appagante. Nel corso del gioco vi accorgerete di come i vostri poteri si rivelino utilissimi in molte situazioni, non solo per sparare più agevolmente ai cattivi: potete rallentare un razzo che sta per raggiungervi così da spostarvi, oppure far tornare una granata al punto di partenza per permettervi di fuggire, è addirittura possibile (ed è divertentissimo!) rubare le armi ai nemici bloccati, e altro ancora. Le abilità temporali si rivelano poi decisive per la risoluzione di alcuni piccoli puzzle: ad esempio dobbiamo fermare il tempo per passare in una pozza d’acqua elettrificata (se il tempo non scorre, non lo fa neanche la corrente), oppure attraverso il fuoco.

Qualche occasione mancata
La concentrazione sulla giocabilità nuda e cruda, che come abbiamo visto ha dato buoni risultati, ha però tralasciato qualche altro elemento. Timeshift si rivela un titolo molto lineare, qualcuno dirà anche troppo. La storia si dipana attraverso binari abbastanza prefissati, e le possibilità di esplorazione sono minime. Gli avversari, pur dotati di una buona intelligenza artificiale, non mancano di esporsi un po’ troppo ai nostri colpi (anche a velocità normale) e soprattutto escono allo scoperto a intervalli prefissati: se per caso ci lasciate la pelle, dunque, sapete esattamente dove trovare i nemici (o dove spunteranno fuori) quando attraversate nuovamente la stessa sezione.
Altro problema può venire dalle armi: sono numerose e ben progettate (anche se non terribilmente originali), ma a volte risultano troppo potenti. Se inizialmente è uno spasso vedere saltare via i nemici, col passare dei minuti la combinazione tra armi letali e poteri speciali potrebbe rendere il tutto troppo semplice e ripetitivo. Dipende anche dal gusto soggettivo di ogni giocatore: qualcuno sarà estasiato dalle abilità del protagonista, altri probabilmente vorrebbero “depotenziarlo” un po’ per dare una qualche chance ai cattivi!
Stessa ripetitività può venire dai sopraccitati “puzzle”: dopo la sorpresa iniziale, anche loro cominciano a somigliarsi un po’ troppo e finirete col risolverli quasi automaticamente (e sempre nello stesso modo).

Il piacere del ralenty
Un gameplay come quello di Timeshift ha certamente bisogno di un comparto tecnico all’altezza, per rendere al meglio l’eccezionalità dei nostri poteri. Da questo punto di vista il lavoro svolto è mediamente molto buono, anche se l’andamento è un po’ altalenante.
I primi livelli sono meravigliosi: l’ambientazione è cittadina, a dire il vero non molto diversa da altri titoli del passato, ma la qualità visiva è di altissimo livello. Il dettaglio è elevato, e le texture sono a dir poco splendide, tanto che anche con la “faccia” incollata a un muro, e con lo zoom inserito, farete fatica a capire che si tratta di un videogioco e non di una parete reale. All’inizio l’ambiente in cui ci muoviamo è sommerso da una pioggia incessante, e l’effetto ondulato dell’acqua è reso perfettamente. Anche i giochi di luce e ombra sono pregevoli, e ogni lampo nel cielo ci fa scoprire nuovi dettagli. Il meglio arriva quando rallentiamo il tempo: in questo caso possiamo vedere da vicino ogni singola goccia di pioggia, e il movimento ritardato dagli altri personaggi è uno spettacolo per gli occhi.
Anche la fisica è molto buona, coi corpi dei nemici che reagiscono dinamicamente a ogni colpo, comportandosi diversamente a seconda del punto colpito e del potere utilizzato: sparare a un soldato mentre il tempo è rallentato vuol dire vederlo contorcersi lentamente, con nuvole di sangue che si spargono in aria pian piano. Appena il tempo torna normale ecco che il corpo schizza via come un fuscello. L’ambiente intorno a noi è ampiamente distruttibile, e a volte anche un muro non sarà un riparo sufficiente, se dall’altra parte hanno un fucile abbastanza potente. Arrivati fin qui, tra i pochi difetti riscontrati troviamo una scarsa espressività facciale dei personaggi, e qualche lievissimo scatto in corrispondenza dei checkpoint.
Se la qualità visiva rimanesse la stessa dall’inizio alla fine del gioco saremmo in presenza, forse, della grafica migliore attualmente disponibile sul mercato. Peccato che questa eccellenza vada un po’ a perdersi nei livelli centrali del titolo. Finita la pioggia e cambiata location, ci si ritrova in ambienti meno ispirati e più monotoni, che non riescono a tenere alta l’ottima impressione dei primi livelli. Fortunatamente si risale nuovamente nel finale, ma un leggero senso di incompiuto rimane ugualmente.

L’audio si attesta su buoni livelli, senza essere trascendentale. Buoni gli effetti sonori di armi e distruzioni varie, anche se non c’è niente che non si sia già sentito altrove. Discrete le musiche, anche se un po’ anonime, mentre più degno è il doppiaggio italiano, che riesce fortunatamente a risultare credibile. Belle anche alcune scelte di dialogo: si pensi a quando i nemici si lamentano spaventati perché il nostro protagonista è “troppo veloce”. In realtà a noi sembra di correre normalmente, mentre sono loro a essere rallentati. Ci starebbe un quesito scientifico-filodofico: se il tempo intorno a noi rallenta, è perché gli altri vanno più piano o perché noi andiamo più veloci?

Mica possiamo essere tutti super!
Interessante il capitolo multiplayer. Era ovvio che non si sarebbe potuto dare a ogni utente i poteri del protagonista della campagna in singolo. E tuttavia mettere da parte completamente tali abilità avrebbe reso il gioco on line del tutto anonimo.
Gli sviluppatori hanno però avuto qualche buona idea, e hanno introdotto delle speciali granate che consentono di rallentare sì il tempo, ma solo in uno spazio ridotto, nel raggio dell’esplosione. Questa trovata funziona sorprendentemente bene, e riesce a inserire una buona dose di novità in modalità altrimenti più che classiche come i death match in singolo o a squadre e i “cattura la bandiera”. Non manca qualche sfida aggiuntiva, specificamente pensata per questo titolo: ad esempio l’obiettivo può essere quello di intrappolare i nemici con le crono-granate; altre volte a un solo utente vengono dati poteri speciali illimitati, ma tutti gli altri devono distruggere solo lui.
La componente multiplayer si rivela perciò molto varia e divertente, e aumenta la longevità del titolo, già comunque soddisfacente in singolo.