Release Riassunto - Il Dolce stil novo

Paroh

Utente Colossal
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4 Agosto 2011
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Dolce Stil Novo

I più importanti poeti della corrente poetica stilnovistica furono Guido Guinizzelli, Guido Cavalcanti, Dante Alighieri, Cino Da Pistoia e Lapo Gianni. La produzione poetica, infatti, si era spostata dalla Sicilia alla Toscana, che diventerà quindi patria della scuola stilnovista.
Il caposcuola fu Guido Guinizzelli, che però non vede l’espansione e il successo del suo genere poetico dato che muore quando Dante (principale esponente del dolce stil novo) aveva appena 10 anni.
Un grande problema della poesia cortese, secondo la quale l’amore doveva essere vissuto in maniera extraconiugale e frutto della sola passione, era che questa era in netto contrasto con l’etica cristiana e la dottrina del matrimonio. Per tale motivo, i poeti provenzali, in risposta a questa contraddizione, si divisero in due gruppi. Coloro che si mantennero comunque fedeli alla concezione cortese dell’amore e coloro che fecero delle ritrattazioni in merito a questa concezione, arrivando in seguito ad abbandonarla preferendo la lirica sacra.
Con il Dolce Stil Novo, invece, viene risolta questa contraddizione, rielaborando il concetto di amore. Se prima questo chiedeva di essere corrisposto, adesso l’esperienza amorosa diventa del tutto interiore, che si appaga della pura contemplazione dell’amata. La bellezza dell’amata, inoltre, è vista come qualcosa di misterioso e miracoloso e la relazione amorosa è intesa come una complessa esperienza morale e conoscitiva che talvolta assume caratteri di vera e propria religiosità.
Con l’avvento della poesia stilnovistica si modifica radicalmente l’immagine della donna. Questa non viene più descritta fisicamente, non è più fonte di passione amorosa e di desiderio sessuale, ma sembra addirittura non possedere attributi fisici.
In questo contesto di rinnovamento poetico, prende rilevanza il tema della donna angelicata, e quindi del paragone fra la dama cortese ed un angelo. Nella poesia cortese, il tema della donna angelicata era semplicemente visto come un complimento (bella come un angelo), mentre nel Dolce Stil Novo questa figura, questo paragone diventa un’allusione ad un concetto molto più profondo. Un esempio palese è la canzone di Guido Guinizzelli Al cor gentile rempaira sempre amore, dove con la frase tenne d’angel sembianza non vuole dire semplicemente che la donna era come un angelo, ma che questa operava beneficamente e virtuosamente sul cuore del poeta.
Questa particolare concezione della donna e la ricorrenza del tema amoroso costituiscono un topos della produzione stilnovista. Nonostante ciò, quando il poeta si trova a descrivere le sensazioni suscitate dalla visione della donna, gli si aprono due strade. In alcuni casi, la visione della donna porta felicità ed estasi contemplativa nei confronti di tanta bellezza. In altri, invece, il poeta sperimenta un sentimento di angoscia, frutto della sua inferiorità e inadeguatezza rispetto alla perfezione di lei. Questo motivo è ricorrente nelle rime di Cavalcanti.
La perfezione della donna, quindi, mette a dura prova il poeta, rendendolo incapace di descrivere a pieno la bellezza di quest’ultima. Per ovviare a ciò, spesso la donna viene paragonata alla luce con la sua simbologia. Tuttavia, ciò non risolve il problema dell’ineffabilità, ovvero l’inesprimibilità delle virtù e della bellezza della donna stessa. La dichiarazione del poeta, che afferma di non poter efficacemente trovare parole per descrivere la perfezione della sua amata, rimanda al tema del divino e quindi alla letteratura religiosa.
Al fine di attribuire alle produzioni poetiche una sorta di alone religioso, i poeti facevano spesso riferimento al Cantico dei Cantici, ai Salmi, ai Vangeli e agli altri libri della Bibbia. Ritroviamo questo tema nelle rime di Cavalcanti dove, all’inizio di un suo famoso sonetto, propone una rielaborazione di un passo del Cantico dei Cantici. Un altro esempio fondamentale è il riferimento di Dante a Beatrice, che diventerà figura e simbolo di Cristo. E’ ricorrente, inoltre, la presenza di riferimenti al linguaggio filosofico, scientifico e teologico dell’epoca.
La formula usata da Dante per definire l’espressione stilnovistica è quella di “Dolce Stil Novo”. Con questa espressione, Dante definisce soprattutto un canone stilistico e un modo di intendere l’esercizio poetico che ha nella dolcezza il suo tratto peculiare. Il termine “dolce stile” designa un ideale artistico di compostezza, ordine. Si tratta di un insieme di aspetti formali che si contrappongono alla sintassi spesso contorta e difficile. I poeti stilnovisti non disegnano un tipo diverso di oscurità. Se dunque essi accusano i guittoniani di oscurità per bizzarria, artificiosità retorica, a loro volta vengono accusati di densità e oscurità concettuale dai seguaci della tradizione.
Nonostante lo stile abbia “dolci” peculiarità, queste non pregiudicano una varietà di tematiche. Non si deve infatti pensare che vengano trattati solo temi “lieti”. Non vengono trascurate le tematiche legate al dolore, all’angoscia, alla paura etc..

Guinizzelli e Cavalcanti

Guinizzelli, precursore della poesia stilnovistica, fornisce modelli sia per quanto concerne le lodi di contemplazione, sia per quanto riguarda le lodi di doloroso sbigottimento di fronte alla potenza dell’amore.
Nel Al cor gentile rempaira sempre amore, Guido Guinizzelli delinea i caratteri principali della sua omonima concezione dell’amore, dando un nuovo significato al paragone fra la donna e l’angelo. In questa canzone sono presenti caratteri di origine filosofica e scientifica, introducendo la densità dottrinale, ovvero una delle componenti che caratterizzeranno la poesia stilnovistica. Vengono descritti, sempre in chiave filosofica, le condizioni e i modi dell’innamoramento, facendo ricordo ad un rapporto fra amore e cuore gentile: l’amore, infatti, è capace di elevare e purificare, ma senza la predisposizione del cuore all’innamoramento, ogni tentativo sarebbe vano. Non si parla, tuttavia, di nobiltà di sangue, bensì di nobiltà di animo, che è l’esito di un processo di raffinamento interiore.
Anche nelle lodi alla donna di Guinizzelli vige un alone religioso, testimoniato dal ricorso a fonti strutturali caratteristiche dell’amore cortese, alle quali però viene assegnato un significato spirituale del tutto nuovo.
Guido Cavalcanti è il più anziano fra i poeti stilnovisti toscani, dipinto come un nobile cavaliere e dedito allo studio. E’ stato considerato un filosofo eterodosso, e quindi in odore di eresia. Tale tesi viene avvalorata dalla presenza del padre Cavalcante nel girone infernale degli epicurei e da un celebre giudizio dello stesso Dante che parla di un “disdegno” di Guido per Beatrice, e quindi per la teologia e la fede. Sta di fatto che continuano a sfuggire i motivi della crisi intercorsa fra Dante e Cavalcanti.
Sul piano tematico, Cavalcanti accentua l’aspetto dello sbigottimento e dell’angoscia di fronte alla perfezione della donna e il momento introspettivo degli effetti che la passione d’amore produce. Ad esempio, nella canzone Donna me prega, Cavalcanti sostiene la tesi dell’amore come desiderio tormentoso, come oscura passione indotta da entità superiori. Tale tesi spiega quindi la pessimistica visione dell’amore di Cavalcanti. Guido, inoltre, tenta di dare una spiegazione razionale ad un irrazionale fenomeno come quello amoroso.
La passione è rappresentata come un conflitto interiore, un turbamento filosofico che si caratterizza quasi sempre per la violenza e la virulenza e che determina, talora, un collasso psico-fisico. La fenomenologia della passione amorosa si manifesta, poi, tipicamente nei termini di una drammatizzazione del conflitto interiore: l’individuo sembra disgregarsi nelle sue componenti.

Fonte: mia