Shopping natalizio, Milano a due facce Bene gli acquisti in centro, deserto in periferia

ViincenT

Utente Colossal
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12 Dicembre 2009
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MILANO - Via Monte Napoleone, strada illuminata, musica di sottofondo. L'imprenditore russo entra nel negozio, osserva la borsa in coccodrillo, la vuole, la compra. Cinquemila euro, «arrivederci e grazie». Stesso giorno, viale Corsica. Il negoziante esce dalla vetrina, si guarda intorno desolato: «Non entra nessuno», dice. Ecco la fotografia di questo Natale, uno dei peggiori dal Dopoguerra a oggi (se non il peggiore) secondo Renato Borghi, vicepresidente di Confcommercio. Acquisti e pacchetti in centro, pochissime spese appena si superano le arterie dello shopping. Ma c'è chi spera ancora: le giornate di sabato e domenica potrebbero cambiare il destino di molti commercianti ambrosiani.
I NUMERI - Il fatturato: meno 13 per cento rispetto allo scorso anno. Se le cose rimangono così, c'è poco da festeggiare. Pino De Pasquale, rappresentante dei commercianti di via Rembrandt, lo sa bene: «Da settembre a oggi abbiamo perso due colleghi». Umore a terra, tenacia alle stelle, «resistiamo». E tiene duro anche Paolo Galimberti, presidente dei giovani imprenditori di Confcommercio, nonostante il «Natale di passione». Soprattutto a Milano: «Questa - dice - è la città dei premi di produzione e della middle class. I bonus sono spariti e il ceto medio soffre sempre di più. Anche a causa dell'Imu». Il bilancio è chiaro: «Un disastro nonostante le promozioni consentite. Ma penalizzare i consumi vuol dire non pensare al domani».

I COMMERCIANTI - Facce scure, come quella di Renato Borghi, vicepresidente di Confcommercio Milano e presidente nazionale di Federmoda Italia. «È chiaro che il centro resiste e la periferia annaspa, che si vendono solo piccoli accessori e che lo scontrino medio è diminuito. Del resto il reddito delle famiglie è tornato indietro al 1985. E anche se a Milano le cose vanno un po' meglio rispetto al resto d'Italia, possiamo dire senza problemi che si tratta di uno dei peggiori Natali dal Dopoguerra a oggi». E, come se non bastasse, il 2013 non sembra promettere bene: «Non vediamo la luce alla fine del tunnel», ammette Borghi.

ULTIMI ACQUISTI - Qualcosa potrebbe cambiare sabato e domenica con la corsa agli ultimi pacchetti nel weekend. Ci spera Dario Bossi, presidente di Ascofoto: «Sarà un ottimo sabato». E ricorda: «Il Natale pesa per il 24 per cento sugli incassi dell'anno. Deve andare bene a tutti i costi». Ottimismo si respira anche in corso Buenos Aires, dove il presidente dell'associazione di via, Gabriel Meghnagi, analizza: «Dopo Sant'Ambrogio gli affari sono migliorati, e in più abbiamo davanti a noi sabato, domenica e lunedì: sono convinto che chiuderemo con un piccolo segno più, ma andrebbe bene anche un pareggio». E di pareggio («Più che soddisfacente») si parla anche nel Quadrilatero, dove Guglielmo Miani, l'imprenditore che riunisce i commercianti delle vie del lusso, afferma: «Le luminarie e la musica sono state molto apprezzate, i passanti si fermano volentieri. Purtroppo gli alberghi non sono pieni, mancano gli stranieri: Milano sotto Natale dovrebbe essere promossa meglio. Noi abbiamo fatto la nostra parte, ma Parigi e Londra attirano molti più turisti». Chi non sente - sembra - la crisi è, ancora una volta, la corazzata della Rinascente. Secondo gli ultimi dati, il fatturato sarebbe anche superiore rispetto allo scorso anno.

Annachiara Sacchi
22 dicembre 2012 | 15:25
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